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Meteo

Caldo torrido, l’estate peggiore è arrivata. “Dobbiamo cambiare abitudini”

Il meteorologo Randi: “Causa umidità, abbiamo avuto temperature apparenti fino a 42-43°”

Caldo torrido e afa: l'estate peggiore è arrivata. L'esperto: "E' necessario a questo punto cambiare abitudini, ecco come"

Caldo torrido e afa: l'estate peggiore è arrivata. L'esperto: "E' necessario a questo punto cambiare abitudini, ecco come"

Ravenna, 28 giugno 2025 – L’anticiclone e i suoi fratelli: il caldo estremo che dal 13 giugno attanaglia la Romagna è un cocktail in cui le masse d’aria calda provenienti dal Sahara sono appena uno dei tre principali ingredienti, come evidenzia Pierluigi Randi, meteorologo presidente dell’Associazione Meteo Professionisti.

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Professor Randi, ci spieghi meglio.

“Quando parliamo di anticiclone africano è importante evidenziare non solo la regione di provenienza di quelle masse d’aria, già di per sé la più rovente del pianeta, ma anche ciò che incontrano lungo il loro viaggio, e ciò che trovano arrivate qui. Ad essere cambiato rispetto al passato è sempre lui, il Mediterraneo. Nella sua traversata del mare l’anticiclone supera acque più calde che nei decenni scorsi, la cui maggiore evaporazione carica l’atmosfera di umidità”.

Una volta ‘atterrato’ in pianura padana all’anticiclone si somma il terzo e ultimo fatale ingrediente, non è così?

“Parliamo appunto dell’umidità di questa porzione di territorio, abbastanza unica nel suo genere. L’epicentro del calore estremo padano è posto fra Mantova, Cremona e Modena, la Romagna è sul limitare della ‘zona rossa’, complice la presenza del mare”.

Che benefici porta l’Adriatico?

“Ormai limitati. La brezza si spinge fino a circa trenta chilometri nell’entroterra, dove arriva però solo tendenzialmente nel pomeriggio, come accade a Faenza”. Concentrare l’attenzione sulle temperature registrate negli ultimi giorni in Romagna, con picchi fra i 36 e i 38 gradi, è paradossalmente un modo di minimizzare la questione?

“In realtà già di per sé parliamo di temperature superiori anche di 7 o 8° rispetto alla media precedente la crisi climatica, ma la situazione è ancora più fuori controllo se ci focalizziamo su quelle che venivano definite temperature percepite, che oggi preferiamo chiamare temperature apparenti, un concetto ancora poco battuto, al limitare fra l’ambito climatico e quello medico. A causa dell’umidità nell’aria le temperature apparenti si sono spinte nei giorni scorsi fino a 42 o 43°. La fascia più a rischio è quella posta fra le 11 e le 17”.

Come adattarsi?

“A cambiare dovranno essere le nostre abitudini giornaliere, ma soprattutto le aree urbane; le parole d’ordine sono due: città-oasi e città-spugna. Il beneficio dato dagli alberi è enorme: sono capaci di abbassare la temperatura apparente anche di cinque gradi, quelli che fanno la differenza. L’acqua dovrà inoltre diventare parte del nostro quotidiano”.

Molti sono portati a pensare che l’acqua con cui convivono alcune città sia putrescente, cadendo in un equivoco, non è così?

“Non dobbiamo confondere l’acqua con gli inquinanti che purtroppo spesso vi galleggiano sopra, come ad esempio il gasolio”.

Se in futuro il clima siciliano contagerà la Calabria e quello salentino risalirà la Puglia, che accadrà in Romagna?

“Le temperature e la carenza di piogge estive che stiamo sperimentando ricordano il Salento di cinquant’anni fa, con l’aggravante di un’aria molto più umida. Stiamo virando verso una sorta di clima che prima non c’era”.