Bologna, 22 maggio 2025 – Un violento nubifragio, ben più intenso delle previsioni meteo che prevedevano piogge sparse, si è abbattuto nella notte tra martedì e mercoledì su Forlì, facendo scattare il riflesso condizionato del timore, tra la gente, di rivivere l’alluvione del 2023. Secondo le stazioni di rilevamento, in poco più di mezz’ora sono caduti fra i 40 e i 60 millimetri d’acqua, con punte anche di 70. In pochi minuti diverse strade del centro abitato si sono trasformate in torrenti impetuosi, molte le cantine allagate. Colpiti i quartieri di Cà Ossi, Vecchiazzano e Ronco. Gli interventi dei vigili del fuoco sono stati una settantina.

“Bisogna intervenire sulle fogne"
Piove tanto, tantissimo, sempre più spesso. Scariche d’acqua violentissime, che si abbattono nel raggio di qualche chilometro quadrato. Così quelli che venivano classificati come eventi eccezionali, registrati su una scala temporale centenaria, stanno diventando sempre più frequenti, con conseguenze disastrose per il territorio e per i suoi abitanti. Un quadro in cui la manutenzione ordinaria e gli interventi sui fiumi e i tagli alla vegetazione riparia non sembrano bastare per evitare il ripetersi di disastri soprattutto in aree urbane.
“Stiamo assistendo a fenomeni diversi, da una parte a quelli molto estesi e prolungati che hanno causato le alluvioni del 2023 e del 2024, dall’altra vediamo precipitazioni intense e localizzate, che in mezz’ora fanno scendere la quantità di pioggia che cade in mese (come accaduto l’altro giorno a Forlì con circa 70mm in un’ora, ndr) – spiega Armando Brath, professore ordinario di Costruzioni e protezioni idrauliche a Unibo e fino al 2023 membro della commissione nazionale per la prevenzione e previsione Grandi rischi e a capo della commissione in Emilia-Romana dopo i fatti del 2023- . A fronte di piogge così intense e proprio perché localizzate anche difficili da prevedere, occorre ripensare alle reti artificiali, affinché possano essere date risposte ai fenomeni più intensi determinati dai cambiamenti climatici. In un territorio fortemente urbanizzato, con un consumo di suolo doppio rispetto alla media europea, occorre ben studiare la rete fognaria esistente per individuare i punti critici e procedere con interventi puntuali e diffusi per minimizzare l’impatto degli eventi estremi. Bisogna capire cosa succede e ottimizzare le risposte». Una strategia di grande complessità, che secondo il docente, non è però più rinviabile. «Non si può pensare di rifare completamente una rete fognaria – prosegue Brath – sia per problemi di costi sia per la complessità degli interventi che richiederebbero tempi molto lunghi. Per questo il primo passaggio deve essere quello di intervenire sul sistema per ridurre gli effetti più impattanti”.
Servono pertanto nuovi investimenti in questa direzione da parte dli enti pubblici e una concertazione con i gestori delle reti per definire una strategia a lungo termine. 2E’ fuori scala il rapporto tra la piovosità e la capacità di deflusso del reticolo idrico – sostiene Paride Antolini, ex presidente dell’ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna - . La rete fognaria è totalmente insufficiente per piogge da 70 millimetri in un’ora. Finora non si è investito a sufficienza su queste infrastrutture e ci troviamo di fronte a una rete fragilissima che a fronte di sollecitazioni estreme non può reggere.
Ci troviamo pertanto di fronte a una sfida difficilissima – prosegue - , occorre però che i consorzi di bonifica e i gestori delle reti provvedano insieme agli enti pubblici a una riprogettazione delle infrastrutture fognarie delle nostre città, con grande attenzione a anche tutti i nuovi interventi di ripristino. Le intenzioni ci sono, ora bisogna metterle in atto». Poi sul tavolo, secondo Antolini, occorre mettere anche il coinvolgimento dei privati. «Bisogna iniziare a lavorare per accumulare l’acqua – spiega il geologo – per ridurre l’impatto sul reticolo idrico e per evitare le dispersioni. Occorre guardare agli esempi delle ‘città spugna’ che sono in grado, riducendo l’impermeabilizzazione del suolo, di trattenere l’acqua”.
Anche perché, come insegnano i meteorologi, non piove sempre. E dopo tanta acqua, l’emergenza dei prossimi mesi potrebbe tornare ad essere, come già avvenuto un paio di anni fa, quella legata alla siccità.