VALERIA EUFEMIA
Meteo

“Temperature estreme, gli anziani i più colpiti”

L’arrivo del grande caldo non è più una sorpresa. Il metereologo Fazzini: “Nessuno ormai nega che il clima stia cambiando, gli effetti sul territorio sono drammatici ed evidenti. È giunto il momento che la politica ascolti la scienza”

L’analisi del momento del metereologo Massimiliano Fazzini

L’analisi del momento del metereologo Massimiliano Fazzini

Ascoli, 29 giugno 2025 – La crisi climatica e i suoi effetti sul territorio e sulla vita quotidiana: un argomento ormai di stretta attualità, visto anche il gran caldo di questi giorni. Ne abbiamo parlato con il climatologo e meteorologo, Massimiliano Fazzini.

Cambiamento climatico o crisi climatica? Quali le prove scientifiche?

“Il termine crisi richiama attenzioni crescenti nella popolazione ma ciò che conta sono i numeri. È evidente che nell’ultimo secolo la temperatura sia aumentata nel bacino mediterraneo di circa 1.3 gradi centigradi. Tanto? Poco? Gli effetti sul territorio sono drammatici: la quota media dei ghiacciai si è innalzata di 350 metri, quella del limite del bosco di oltre 300 e mai si era osservata un’anomalia termica media così forte con annessa irregolarità delle precipitazioni. Rispetto a un secolo fa cade più o meno la stessa quantità di acqua ma concentrata in un numero di giorni inferiore del 20%”.

Quali sono le cause principali legate al fattore antropico?

“Le cause dell’incremento termico alla scala globale sono note a tutti; dalle emissioni di gas serra in atmosfera alla smodata urbanizzazione e cementificazione, e in generale al non corretto uso del suolo, sino al disboscamento, in particolare nelle aree intertropicali. Ecco, sono tutte azioni antropiche ad elevata magnitudo ed impatto che concausano, con pesi differenti, l’aumento delle temperature”.

La montagna è uno dei tesori più preziosi della nostra regione: in che modo ne sta risentendo?

“Sui nostri rilievi nevica meno, almeno sino ai 1.200 metri di quota. Purtroppo, ciò che risulta più evidente è che la neve rimane al suolo per periodi sempre meno estesi; attecchisce non più in autunno ma all’inizio dell’inverno e si scioglie molto rapidamente in primavera, con ovvie ripercussioni sulla disponibilità idrica stoccata, sulla ricarica delle falde e sulle potenzialità turistiche invernali dei nostri monti”.

Cosa dobbiamo aspettarci per questa estate e, soprattutto, come possiamo rispondere agli eventi estremi?

“Purtroppo, nell’ultimo ventennio alla variante oceanica - nota come anticiclone delle Azzorre - si è spesso sostituita la variante continentale - meglio nota come anticiclone africano. Ciò determina condizioni di caldo spesso più intenso, con fasi prolungate di anomalie termiche elevate (o ondate di calore) ed ovvie ripercussioni su una popolazione sempre più anziana e dunque non resiliente a questo nuovo ‘clima estivo’”.

Quanto è importante far comprendere la differenza tra i concetti di ‘clima’ e ‘meteo’ e, soprattutto, volendo combattere il negazionismo, comunicare al meglio i rischi legati al fenomeno?

“Nessuno nega più che il clima stia cambiando. Il problema sta nel comunicare correttamente le cause di tale anomalia: spesso si assiste ad esemplificazioni poco produttive ed errori marchiani - ad esempio il fare confusione tra tempo presente e clima esteso su almeno 30 anni. Quasi sempre si riconduce il ‘problema global warming’ esclusivamente al ‘problema biossido di carbonio’ e le sempre più frequenti fonti di dati ed il conseguente utilizzo o divulgazione non corretti delle analisi statistiche determinano output differenti tra di loro. Queste ‘anomalie’ fomentano il pensiero di chi non attribuisce all’uomo le ‘colpe’. La scienza si deve porre in una posizione ‘super partes’ e, soprattutto, deve essere ascoltata dalla politica”.