{{IMG_SX}}Mirandola, 22 marzo 2007 - DICE SÌ AI DICO e i fedeli insorgono, perché "confonde e disperde il gregge, va contro il Papa, la Chiesa, la Cei". Il parroco di Mirandola, don Carlo Truzzi, 66 anni, teologo raffinato e tra i maggiori esperti europei di Patristica, navigando in rete sul sito www.febbraio2007.it ha aderito all’Appello ai Pastori", lanciato da un gruppo di teologi nazionali di fama (Giuseppe Alberigo, Giuseppe Belloni, Giuseppe Ruggeri) di accogliere il progetto di legge sui ‘Diritti delle convivenze’, perché se così non fosse — riporta l’invito — l’Italia ricadrebbe nella deprecata condizione di conflitto tra la condizione di credente e quella di cittadino: un fatto gravissimo e quindi supplichiamo i Pastori di prenderne coscienza, di evitare tanta sciagura e invitiamo la Cei a equilibrare le sue prese di posizione…".

 

Sono pochi, fra gli 8265 firmatari dell’appello, i sacerdoti, o almeno i nomi preceduti dal fatidico ‘don’: poco più di una decina, quasi tutti lombardi, toscani, veneti.
Nessuno si sarebbe accorto del sì del parroco di Mirandola, se non fosse per un gruppetto di abili e giovani ‘navigatori’ di Alleanza Cattolica, che, scoperto il nome, hanno informato i politici della Bassa modenese. Apriti cielo! Il passaparola ha poi raggiunto i fedeli che si sono turbati.

 

Per i pragmatici politici, invece, i sacerdoti al giorno d’oggi sono troppo politicizzati. La notizia — dichiara il consigliere comunale mirandolese di Forza Italia, dottor Andrea Smerieri, noto per la sua battaglia per l’affissione della croce nella sala comunale di Mirandola, che incassò il no della maggioranza ‘rossa’, diellini compresi —_ mi ha profondamente mortificato. I preti dovrebbero tornare al loro ruolo originario di pastori spirituali del gregge e smetterla di fare politica. Non si lamentino poi se le chiese sono vuote". Per l’azzurro, don Truzzi "si pone apertamente contro papa Ratzinger e contro i Padri sinodali". Anche An è scesa in campo e per voce del capogruppo Roberto Lodi dichiara che il sì ai Dico del parroco è un colpo duro inferto ai fedeli».

IL PARROCO sott’accusa preferisce, al momento, tacere. "Non replico, vedrò nei prossimi giorni", _ chiosa. Interpellato dai fedeli, il vescovo di Carpi, monsignor Elio Tinti, parla di "forte mancanza di uso della ragione e di coscienze non rettamente formate. L’uomo d’oggi ha perso il concetto di peccato, tutto gli sembra lecito e gioca la sua vita su emozioni, desideri e tornaconto personale del momento. Quanto ai Dico, non sono necessari perché i contratti tra due persone sono già avvalorati da altre normative".

 


Insiste poi nel cogliere come "i valori della vita, della famiglia, della libertà dell’educazione scolastica, e del bene comune siano riconosciuti dai vescovi e dal Papa come valori non negoziabili, in quanto fondati sul diritto naturale e quindi validi per tutta l’umanità. I vescovi sono intervenuti così fortemente sui Dico, a sostegno della famiglia naturale, perché c’è un frazionamento evidente tra i politici cattolici, oltre alla mancanza di ragionamento sui valori basati sul diritto naturale".

 

 

Rifacendosi infine alla ‘Esortazione apostolica postsinodale – Sacramentum Caritatis’ del Santo Padre, monsignor Tinti evidenzia la "coerenza eucaristica a cui siamo chiamati, compresi i politici cattolici. Il culto gradito a Dio non è un atto privato, ma richiede la pubblica testimonianza della propria fede. I pastori sono tenuti dal documento stesso a essere guide illuminate e illuminanti del gregge che viene loro affidato, in particolare sui quattro valori non negoziabili che il Santo Padre riprende dal documento della Congregazione della Dottrina della Fede del novembre 2002".