{{IMG_SX}}Modena, 29 maggio 2008 - E' quello di Vincenza Santoro Galani, 70 anni, il primo caso modenese di applicazione della norma, vigente dal 2004, sul testamento biologico, che consente di rifiutare le cure e morire come si desidera.

La donna è morta l'altro giorno nell'ospedale di Baggiovara secondo le sue volontà: il magistrato Guido Stanzani le ha infatti concesso il permesso il 9 maggio scorso, dopo aver stabilito che il rifiuto di terapie intensive, anche salvavita, può essere espresso dall'amministratore di sostegno che affianca il paziente. 

Pertanto, quindici giorni fa, il giudice ha emesso il decreto, raro, con il quale l'amministratore di sostegno della signora Vincenza, che è il marito, è stato autorizzato a negare ai sanitari il consenso necessario per praticare la ventilazione forzata ma anche a chiedere ai medici le cure palliative più efficaci per non fare soffrire la moglie.

La paziente, originaria di Foggia, ma residente a Sassuolo, da tre mesi era ricoverata all'ospedale nel reparto di neurologia, affetta da Sla (sclerosi laterale amiotrofica). Una malattia che, lo si sapeva, non le dava scampo: lei ha comunicato a marito a ai figli l'intenzione di non essere sottoposta a tracheotomia qualora il suo stato fosse peggiorato. Una prospettiva che avrebbe consentito il collegamento al polmone artificiale, non certo la guarigione, e dunque solo un prolungamento delle sofferenze.


 Il quadro clinico
 è rapidamente peggiorato, ma la donna ha visto rispettate le proprie volontà. Un primo caso che potrebbe suonare come una speranza per i tanti Welby che ci sono in Italia: il testamento biologico c'è già, è una realtà.

 

 

LA COMMISSIONE AFFARI SOCIALI

La vera novità è il ruolo, la figura e quindi la decisione dell'amministratore di sostegno, per cui dovremo valutarlo attentamente. È il parere di Giuseppe Palumbo, presidente della Commissione Affari Sociali della Camera sul caso della donna di Modena che ha chiesto di non effettuare la tracheotomia, attraverso il marito, con l'assenso del giudice.


"Accade già che una persona possa rifiutare le cure, la legge lo consente, in particolare per gravi forme tumorali ed anche in soggetti giovani - dice Palumbo - in questo caso la decisione è stata presa da un altro soggetto, l'amministratore di sostegno, entrando nella sfera del testamento biologico. Non sappiamo bene, ad esempio, se la signora si poteva esprimere liberamente o se poteva dare solo segni di assenso o dissenso Biosogna quindi leggere attentamente il meccanismo della sentenza e valutare questa figura che apre una nuova via.
 

"È una novità che va regolamentata e che comunque è già presente in alcune proposte di legge sul testamento biologico".