{{IMG_SX}}Modena, 5 gennaio 2009. Un’intera città si è svegliata di soprassalto per l’esplosione. E ha scosso non solo i muri, ma molte coscienze la deflagrazione che nella notte fra sabato e domenica ha completamente distrutto a Sassuolo il negozio di oggettistica cinese ‘Jiang Bo’. Si trova in via Cavedoni 36, in pienissimo centro e a pochi metri da piazza Martiri Partigiani. Non paiono esserci dubbi sul dolo: qualcuno, poco prima delle due, è riuscito ad appiccare il fuoco in più punti all’interno della piccola rivendita. Le fiamme hanno presto divorato tutti i locali al piano terra del palazzo. Forse è stata una bombola di gas a esplodere pochi istanti dopo, mandando in frantumi la vetrina della bigiotteria. Nessun ferito, ma danni e interrogativi non si contano.

È per puro caso che le schegge di vetro, arrivate a decine di metri di distanza sulla strada, non abbiano colpito nessuno. Ma l’onda d’urto ha mandato in mille pezzi le finestre del palazzo antistante. Il rogo è stato ancor più spaventoso per i pochi che hanno potuto osservarlo da nord, guardando il retro dello stabile. Le fiamme, alte circa cinque metri, lambivano i piani superiori dell’edificio. L’incendio, fortunatamente per così dire, si è incanalato nel cavedio posteriore dell’edificio, senza investire tubature o altri locali dello stabile. I danni hanno riguardato il soffitto della bigiotteria e anche quello del negozio adiacente, quello di abbigliamento Franchini. Miracolosamente non ha subito danni, invece, il wine bar ‘Cavedoni 40’ sul lato ovest della bigiotteria.

Via Cavedoni, immersa nel freddo e nella paura, ha visto riversarsi in strada decine di residenti spaventati e stupiti. Alcuni ragazzi gridavano aiuto credendo che fossero rimaste ferite persone in quell’inferno di fuoco e detriti. Non era così, per fortuna, ma si è temuto per i due giovani inquilini dell’appartamento sopra il ‘Jiang Bo’, che hanno dovuto lasciare in tutta fretta la casa. Le loro stanze sono state dichiarate inagibili dai vigili del fuoco, giunti sul posto per domare il rogo. Sono intervenute unità da Modena e Sassuolo, impegnate fino in tarda mattinata per vincere le fiamme e risalire, almeno tecnicamente, all’origine dell’incendio. Sul posto anche la polizia muncipale.

Sul perché qualcuno abbia voluto dare un segnale tanto devastante e fragoroso, è mistero fitto. I carabinieri hanno immediatamente avviato le indagini sull’episodio. Da più di tre anni i locali dati alle fiamme ospitavano l’attività gestita da un cinese di 32 anni residente nel Bolognese. Dal novembre scorso, però, era un cittadino tunisino a condurre l’attività. Negli ultimi giorni il negozio non era stato aperto. Che fosse in corso un cambio di gestione era dichiarato anche nel cartello affisso in vetrina. Curiosamente, però, la bigiotteria aveva mantenuto tutti i connotati cinesi nonostante fosse ora un nordafricano a condurlo. Qualche testimone parla di presenze notturne all’interno del negozio, non certo in orari di apertura.

Ieri una lunga teoria di sassolesi ha voluto rendersi conto di persona dell’accaduto. Sui loro volti sorrisi tutt’altro che distesi. Rimangono ora, infatti, le domande sul perché di tanta brutalità nel cuore di Sassuolo. E l’eco di un botto inatteso e indesiderato che ha squarciato la tranquillità di un’intera città.