{{IMG_SX}}Modena, 28 luglio 2009. LO STATO di crisi era già stato annunciato, ieri mattina la proprietà ha comunicato ai dipendenti i primi provvedimenti che diventeranno operativi entro ottobre: chiuderanno l’hotel Real Fini San Francesco e lo storico ristorante Fini di Rua Frati. Il tutto attraverso la messa in liquidazione della società Hotel Real Fini. I 34 dipendenti (undici dell’albergo, nove del ristorante, quattordici degli uffici amministrativi) di conseguenza perderanno il proprio posto di lavoro. La famiglia Fini per il momento non vuole nè commentare nè spiegare nel dettaglio i motivi che l’hanno spinta a chiudere un capitolo che fa parte integrante della storia della città. Si potrebbe dire, molto semplicemente, che i costi superano i fatturati e anno dopo anno i debiti aumentano. Di conseguenza, si vende per arrestare l’emorragia, continuando comunque l’attività con la salumeria San Francesco, l’hotel Real Fini di via Emilia e il complesso ristorante-albergo della Baia del Re, tutte strutture che hanno retto meglio all’ondata di crisi.

NON L’HANNO presa bene i dipendenti e ovviamente lanciano già segnali di guerra i sindacati, in primis la Filcams Cgil: «Come già avevamo paventato — dice Marzio Govoni — la recente frantumazione del Gruppo Hrf in diverse società, prive di autonomia funzionale, preludeva a processi di dismissione, chiusura o vendita, ed era soltanto volta a evitare i diritti di lavoratori e lavoratrici. La ciliegina sulla torta è poi quella dell’apertura di una procedura nei giorni immediatamente precedenti le ferie estive, già oggetto di temporanea e prevista chisura di albergo e ristorante. Probabile — ha aggiunto il sindacalista — che la famiglia Fini si prepari a vendere le strutture griffate con lo storico marchio, prive però dei lavoratori. Ma su questo annunciamo già una lotta dura: secondo il codice civile l’acquirente è obbligato a mantenere i dipendenti dell’azienda che acquista. Tuteleremo i posti di lavoro».

I SINDACATI vogliono ora portare il caso a livello istituzionale, coinvolgendo il Comune e la Provincia: «Non appena avremo a disposizione l’annunciata procedura di mobilità, chiederemo alle istituzioni, primi tra tutti gli assessorati provinciale e comunale competenti, di convocare al più presto le parti. In quelle sedi — ha dichiarato Marzio Govoni — riteniamo difatti che si debba svolgere l’intero iter della procedura. Infine nei prossimi giorni saranno comunicate le iniziative a sostegno della vertenza. Posso già annunciare che mercoledì ci sarà l’assemblea con i dipendenti del gruppo — ha aggiunto il sindacalista — Cercheremo in tutti i modi di garantire il loro posto di lavoro e ci impegneremo per tutta l’estate senza lasciare nulla di intentato».
Secondo la legge, per il settore turismo fino a pochi mesi fa non erano previsti ammortizzatori sociali come la cassa integrazione. A febbraio la normativa è cambiata, ma per ottenere la cassa integrazione è necessario un numero di dipendenti superiore a 51. Probabile che i sindacati cerchino di ottenere una cassa integrazione in deroga, in modo da sostenere finché sarà possibile i salari dei 34 dipendenti, ai quali in ogni caso spetta la liquidazione e ovviamente lo stipendio fino all’ultima mensilità possibile.