Modena, dopo la radiazione. "Noi, dipendenti lasciati soli" / FOTO e VIDEO

La voce di magazzinieri e fisioterapisti: "Niente stipendio, nessuna risposta. Almeno sindaco e assessore ci ricevano"

I tre dipendenti del Modena ieri in redazione mostrano una maglia del club

I tre dipendenti del Modena ieri in redazione mostrano una maglia del club

Modena, 10 novembre 2017 - Caliendo, Taddeo, Capuano... questi i nomi che negli ultimi mesi hanno accompagnato, per forza di cose, la lentissima agonia che ha condotto il Modena calcio a quella che in tanti indicano come la fine di 105 anni di storia della società gialloblù. Come succede quando partono i titoli di coda di un film. Ora che il peggio è fatto (vedi la radiazione dal campionato di Lega Pro), sono altri i nomi a restare, ovvero quelli di chi pretende risposte e chiede a gran voce di poter dire la propria di verità sul crack di una società che si porta dietro, potenzialmente, anche la sopravvivenza economica di venticinque persone, dunque di venticinque famiglie.

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Magazzinieri, medici, fisioterapisti, impiegati. Andrea Carra (magazziniere), Enrico Corradini e Andrea Martinelli (fisioterapisti) hanno deciso proprio per questo motivo di farsi avanti e raccontare quel ‘limbo’ dal quale, e da diversi mesi, tentano di capire come sarà il loro futuro lavorativo. Loro, e con loro tanti altri, rappresentano quelle figure che fino all’ultimo hanno tirato avanti la baracca, mentre ai piani alti (tra politica, tanta, e calcio giocato, pochissimo) si consumava lo sfacelo. «Che succede adesso? Già, è una bella domanda – spiegano i tre dipendenti del Modena calcio –. Ditecelo voi se lo sapete. Siamo nelle mani di un tribunale, in teoria, in attesa che venga decretato il fallimento, forse. Ma la verità è che nessuno ci ha detto niente. In teoria siamo tutti sotto contratto, in pratica non andiamo più a lavorare, perché non esiste più nulla, in pratica nessuno ci paga lo stipendio da agosto».

 

E dire che la stagione era cominciata sotto presagi ben diversi: «Il mio commercialista – spiega Carra – mi ha contattato avvertendomi che a quanto pare non sono stati versati nemmeno dei contributi Inps... Cos’è successo quest’anno? Semplice: dopo il ritiro ci dicevano che era in corso una trattativa, con Salerno, che tutto si sarebbe sistemato. Che sgli stipendi ce li avrebbero pagati. Poi siamo arrivati, invece, a Taddeo, che ci ha subito fatto capire come le priorità fossero lo stadio e i giocatori. I giocatori hanno deciso di non scendere in campo, di scioperare, scelta legittima, non li stiamo criticando, ma da quel momento a noi non sono più state date risposte. Loro non giocano? Si chiude baracca e non vi paghiamo. Questo il concetto di fondo. Però il problema è che siamo forse la prima società calcistica a fallire in ottobre. Non a fine o ad inizio stagione. E adesso? Qui ci sono mutui da pagare, famiglie da mantenere, figli da mandare all’università, per alcuni».

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Tutti e tre, ma è come se fossero tutti e venticinque, un concetto lo rimarcano con forza: «Nessuno ci ha detto più nulla. Non un incontro, non la spiegazione di quello che sarebbe accaduto o potrebbe accadere». Parole che diventano presto un appello vero e proprio, rivolto in primis alle istituzioni e a quel Comune che ieri si fidava così tanto di Caliendo e che oggi, consumato il divorzio, di quella società che è stata sembra non voler più sentir parlare. Peccato però che quella società per tanti è un posto di lavoro. «È un momento difficile per noi e le nostre famiglie – dicono Carra, Corradini e Martinelli –, vorremmo almeno un incontro con le istituzioni, che finora non c’è stato. Almeno quello. Un incontro per capire se c’è per noi un futuro. Sindaco, assessore... Niente ci è stato comunicato. La verità e che nessuno sta pensando ai dipendenti del Modena calcio, dopo quello che è successo, e proprio al sindaco e all’assessore chiediamo, almeno, di essere ricevuti. Vorremmo fortemente restare in questa società dove lavoriamo da così tanti anni, ma come facciamo?». Sì, perché se per qualcuno è tifo, per altri sport e per altri ancora un investimento, per loro il Modena calcio era, e vorrebbero fosse ancora, lavoro, stipendio, vita quotidiana.