Bosso e Guidi a Medolla per il concerto 'Not a What'

Due tra i jazzisti italiani più famosi, co-leader di un quintetto da urlo, in concerto al Teatro Facchini per Crossroads

Giovanni Guidi (sin.) e Fabrizio Bosso, esponenti di punta del jazz italiano nel mondo

Giovanni Guidi (sin.) e Fabrizio Bosso, esponenti di punta del jazz italiano nel mondo

Medolla (Modena), 1 aprile 2019 - «Jazz Is Not A What, it is how», scolpiva Bill Evans riferendosi alle sonorità afroamericane da promuovere per come venivano eseguite ancor più che per i contenuti. Aforisma che dà il titolo al progetto di un duo di punta del jazz globale, ovvero Giovanni Guidi e Fabrizio Bosso, pianista di stile mehldauiano e di tecnica shorteriana il primo, voce di una tromba refrattaria per la sua grandezza a ogni vincolante ortodossia il secondo.

Co-leader di un quintetto da urlo con cui stasera (1 aprile) si esibiscono al Teatro Facchini di Medolla (ore 21): concerto Not a What griffato Crossroads affiancati da talenti indiscussi del jazz newyorchese quali Aaron Burnett (sax tenore), Dezron Douglas (contrabbasso) e Joe Dyson (batteria).

Bosso, come si trova a suonare con Guidi? «Bene al punto da farmi pensare che potevamo farlo anche prima. Giovanni è un poeta del jazz, visionario e oscuro. Ero curioso di vedere dove ci avrebbe portato trasfondere esperienza e background personali, scelte stilisticamente differenti negli anni, nel sound del gruppo. La tromba è lo strumento che si avvicina di più alla voce umana, per me è stato facile entrare nella musica di Guidi, melodica, poetica, a tratti di spirito ornettiano. Fondamentali la consonanza e la ritmica nell’edificazione di mondi che hanno la stessa matrice. Da esperienze difformi è lievitato qualcosa di radicalmente nuovo».

Firmate i brani in comunione creativa? «Sì, se s’intende il flusso che ci pervade, ma per la struttura e le scelte separati. I miei sono Woman’s Glance e In Volo, quattro o cinque quelli di Giovanni tra cui Il Campione e Ocer più Lavender di Dezron».

Apriamo l’agenda? «A giugno uscirà il secondo live di Tandem, registrato con Julian Oliver Mazzariello a Orvieto che in agosto andremo a sfogliare in Brasile. Sempre per Umbria Jazz con Ottolini saremo il prossimo ottobre in Cina e una settimana prima con Rosario Giuliani in Giappone. Dove torneremo a febbraio 2020».

Guidi, è gratificante dividere la ribalta con Bosso?

«È un’esperienza di crescita in perenne divenire. Toccante. Per fine anno o a inizio del 2020 registreremo il disco il cui titolo indica una comune attitudine a fare jazz». Altra data di livello? «La seconda tappa della carte blanche fissata per il 30 aprile in Cantina Bentivoglio di Bologna, con il bassista Thomas Morgan e il batterista João Lobo in cui presento Avec le temps per l’Ecm. La title track è una canzone di Léo Ferré, l’unica non scritta da me».