Modena, 7 maggio 2011 - Hanno tentato la fuga di massa per evitare il rimpatrio, previsto per questa mattina. Ma la prontezza delle forze dell’ordine ha permesso di riacciuffarli quasi tutti. Quasi perché due si sono calati giù per la grondaia sfidando le vertigini e i dieci metri di vuoto e si sono dileguati. Per gli altri, invece, è servita una lunga opera di convincimento terminata all’alba, intorno alle 5, quando sono finalmente scesi dal tetto. La rivolta è scoppiata giovedì intorno a mezzanotte.
 

Qualche occhiata, alcuni gesti e gli undici tunisini sono scattati come sui blocchi di partenza salendo sui tetti. Agenti e militari presenti si sono subito accorti di quello che stava succedendo e sono corsi a presidiare tutto il perimetro della struttura. Uno ha cambiato subito idea ed è sceso mentre due sono riusciti a sgattaiolare scomparendo oltre il muro. Ma gli altri, invece, hanno dovuto rinunciare all’‘impresa’. Bloccati, sono stati fatti rientrare nei corridoi della struttura. Ma prima di cedere hanno fatto passare parecchie ore. Sembravano, infatti, come incollati sui tetti. I piedi, saldi, non cedevano di un centimetro. Tanto che i poliziotti sono dovuti salire a loro volta sui tetti per convincerli a scendere. Sul posto anche il questore Salvatore Margherito e Michele Morra, dirigente dell’ufficio immigrazione, insieme alle Volanti, a due gazzelle dei carabinieri e alla finanza.
Per tutti i ‘ribelli’, arrivati in gruppo da Lampedusa lo scorso 16 aprile, il rimpatrio è fissato per oggi. Proprio per questo volevano guadagnarsi la libertà.
Un’altra protesta si era verificata un mese fa quando gli anarchici, a suon di urla e di accuse contro la Misericordia e la struttura «lager», avevano ‘aizzato’ alcuni immigrati saliti poi sui tetti.
 

L’atmosfera è ancora più tesa dopo l’ondata di profughi. Lo sforzo delle forze dell’ordine è notevole e il carico di lavoro enorme. Per questo è indispensabile che venga rinnovata la convenzione per i soldati che potrebbero andarsene tra giugno e luglio.