Modena, 9 luglio 2011. Una bacchettata alla soprintendenza ai beni culturali, una mazzata al Comune e l’ordine di approfondire le indagini alla Procura di Modena. Il giudice Donatella Donati non è stata tenera nelle motivazioni con cui accoglie l’opposizione di Italia Nostra alla costruzione del mega parcheggio interrato al Novi Sad. La struttura, che ospiterà circa 1720 posti auto sotto il vecchio ippodromo, è quasi pronta (inaugurazione prevista per la primavera 2012) ma sul parcheggio incombe ancora l’ombra di un’indagine penale.

Italia Nostra, Legambiente e Wwf quasi due anni fa avevano presentato un esposto alla Procura con il quale si opponevano alla costruzione del parcheggio in un’area, secondo loro, da tutelare. L’inchiesta contro persone da identificare (nessuno dell’amministrazione risulta indagato), di cui si fece carico il procuratore capo Vito Zincani, doveva accertare se sussistono i reati di danneggiamento aggravato e violazione degli articoli 20 e 170 del codice dei beni culturali: il procuratore si è avvalso del parere della direzione regionale dei beni culturali (lo stesso ufficio che aveva autorizzato l’intervento, specifica Italia Nostra) e, letta la relazione, ha chiesto l’archiviazione ritenendo che la realizzazione del parcheggio non costituisse reato. Richiesta di archiviazione a cui si sono opposte con successo le associzioni ambientaliste, visto il responso del Gip Donati arrivato pochi giorni fa.

«La realizzazione di un parcheggio multipiano sotterraneo di circa 1.720 automobili, posti auto e box da vendere e assegnare in godimento a privati, per la stessa natura dell’opera progettata, non pare idonea a promuovere la valorizzazione del patrimonio storico- culturale del bene […], né a incentivare il pubblico godimento del bene culturale come prescritto dal Soprintendente dei beni culturali della Regione Emilia Romagna nel provvedimento di autorizzazione alla vendita (dallo Stato al Comune)».

Per il gip, che chiede nuove indagini, il parcheggio, anche per le dimensioni dell’opera, non è non conforme all’interesse storico culturale e prevede una destinazione d’uso del tutto diversa da quella che il bene possedeva al tempo della vendita del parco al Comune di Modena. «La costruzione di un grande parcheggio sotterraneo nulla ha a che vedere, ed anzi appare in contrasto, con le prescrizioni date dalla direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Emilia Romagna nell’acquisto del bene da parte dell’amministrazione comunale», insiste il gip riferendosi a ripristino e restauro dell’anello dell’ex ippodromo.

«La mole dei lavori di scavo eseguiti di forte impatto ambientale, la eliminazione di grande parte della superficie verde e di una consistente porzione di piantumazioni che accentuavano l’anello dell’ex Ippodromo, oltre a porsi in contrasto con gli obbiettivi di tutela legislativa (conservazione e promozione del patrimonio culturale), hanno comportato la demolizione di una notevole porzione del parco, tanto da fare temere pregiudizio per la sua integrità».

Per il giudice, insomma, i lavori potrebbero aver danneggiato un bene culturale (l’ippodromo) e potrebbero essere in contrasto con la destinazione d’uso dell’area. «È ragionevole ritenere che la realizzazione di strutture necessarie al parcheggio (scale di accesso, rampe, grate di aerazione, corpi in elevazione per gli accessi pedonali e servizi) del tutto estranee alla struttura originaria del parco porterà alla costituzione di un bene immobile diverso, per consistenza e natura, da quello preesistente», rileva il magistrato «Le opere eseguite e quelle nel progetto autorizzato dalla Soprintendenza nel 2009, sembrano porsi in aperto contrasto con l’articolo 20 del codice dei beni culturali in quanto non compatibili con il carattere storico- culturale del bene».

Se gli atti e i provvedimenti amministrativi che hanno autorizzato la costruzione del parcheggio rendono formalmente legittima l’opera, per il giudice «non incidono sulla valenza sanzionatoria delle norme penali la cui eventuale violazione deve essere indagata» Tradotto, se sotto il profilo amministrativo il parcheggio è regolare, non è detto che lo sia sotto il punto di vista penale: «Si ritengono pertanto necessarie ulteriori indagini al fine di accertare la sussistenza dei reati». L’inchiesta è quindi riaperta.