Modena, 21 ottobre 2011- PROCESSO da rifare. Dopo una giornata di attesa estenuante per i coniugi di Massa Finalese, Delfino e Lorena Covezzi, i giudici della terza sezione della Corte di Cassazione si sono pronunciati ieri sera poco prima delle 21: dalle due del pomeriggio, infatti, erano riuniti in camera di consiglio per decidere se accogliere o rigettare il ricorso presentato dal procuratore generale che ha impugnato la sentenza di secondo grado che assolveva marito e moglie dall’accusa di pedofilia. Alla fine la suprema corte ha deciso di «annullare con rinvio», accogliendo quindi il ricorso del pg e disponendo che il processo ‘torni’ davanti alla Corte d’Appello di Bologna. In pratica, i Covezzi saranno giudicati di nuovo in Appello, ma da giudici diversi rispetto a quelli che li avevano assolti nel giugno del 2010.

I CONIUGI sono accusati di pedofilia nei confronti dei quattro figli che non vedono da tredici anni. In primo grado furono condannati a 12 anni dal Tribunale di Modena ma poi, l’anno scorso, la Corte d’Appello ribaltò la sentenza e li ritenne innocenti decretando la nullità delle perizie psico-diagnostiche prodotte dall’accusa: le testimonianze dei bambini non furono registrate nè trascritte e in questo contesto, per la difesa, diventò impossibile entrarne in possesso. Per i coniugi l’accusa pendente è di abusi in famiglia mentre la posizione relativa ai riti satanici era già stata archiviataOra gli avvocati dei Covezzi, Pier Francesco Rossi e Paolo Petrella, aspettano di leggere le motivazioni della sentenza emessa ieri dalla Cassazione e che di fatto annulla quella di assoluzione per «mancanza di motivazioni».

«MI riservo di leggere le motivazioni della sentenza con cui la suprema corte ha deciso di annullare la decisione di secondo grado e riaggiornare il processo — dice l’avvocato Rossi — Per ora sappiamo solo che la sentenza di assoluzione non sarebbe sufficientemente motivata». La sentenza che assolveva i Covezzi si basava sul fatto che le testimonianze dei figli della coppia non vennero registrate per cui non esiste alcun atto che riporti quanto riferito dai bambini. Evidentemente questo non basta alla Corte di Cassazione per dire che Lorena e Delfino Covezzi sono innocenti.

«Ci vogliono in galera? Ci mandino in galera, allora, da innocenti. E senza prove dal ’98». L’indignazione è altissima in casa Covezzi-Morselli: «Una vergona — tuona Delfino — Uno schifo, una assurdità. Qui passano gli anni e noi, da innocenti, dobbiamo subire lo strapotere delle istituizioni. Adesso si ricomincia da capo, c’è quasi da vergognarsi di essere italiani. Siamo considerati talmente un nulla, io e mia moglie — continua — che non ci è stata nemmeno notificata la data d’udienza di oggi (ieri, ndr) . La Corte d’Appello ci ha assolti nel 2010 perché contro di noi non ci sono prove e la Cassazione adesso ricomincia dall’inizio». E’ stata la moglie Lorena, in Francia col figlio più piccolo, a dargli la notizia. «Cosa abbiamo detto io e mia moglie? Sinceramente — risponde Delfino — ci aspettavamo l’ennesima ingiustizia, anche se in fondo al cuore speravamo che fosse finalmente messa la parola fine, dopo 13 anni, su questa assurda vicenda che ci ha tolto i nostri bambini, ora diventati adulti». I figli si sono costituiti parte civile al processo. Una storia di pedofilia e riti nei cimiteri, la loro, che sconvolse la Bassa e portò alla condanna a 9 anni anche del nonno materno (morto l’anno scorso) dei ragazzi, tre dei quali oggi maggiorenni. La vicenda coinvolse anche il parroco, don Giorgio Govoni, accusato di condurre i bambini nei cimiteri della Bassa assieme ad altre persone. La coppia ha anche un quinto figlio e proprio perché non fosse allontanato dai genitori Lorena Morselli si è trasferita in Francia. Da anni abita all’estero mentre il marito, ancora residente a Massa, la va a trovare quando può: lui vive a lavora ancora nella Bassa.