Modena, 22 ottobre 2012 - NON avrà colpevoli l’omicidio di Michele Langella, il camionista ucciso all’interno del suo Tir in una piazzola di sosta dell’A1 (direzione Nord), all’altezza di Castelfranco Emilia il 14 luglio 2011. A un anno dai fatti, la Procura ha chiesto l’archiviazione del caso: l’attività investigativa, da subito apparsa difficilissima per i poliziotti della squadra mobile, non ha infatti dato alcun riscontro interessante che potesse far pensare di aver imboccato la pista giusta per risalire all’assassino o agli assissini dell’autista 38enne originario della provincia di Napoli. L’uomo fu freddato con più colpi sparati da un fucile a pallini mentre dormiva all’interno della cabina. Trasportava succhi di frutta, Michele Langella, per un’azienda di Nola. E non aveva precedenti penali. Così, dopo il ritrovamento del corpo su segnalazione di un automobilista di passaggio, la polizia aveva iniziato un’indagine complessa, partita però subito in salita. Forse più per fortuna che per ‘perizia’, chi ha ucciso l’autotrasportatore in piena notte non ha lasciato tracce. L’arma del delitto non è mai stata trovata, niente impronte riconducibili all’assassino, nessuna telecamera in zona, nessun testimone. Da subito aveva preso piede l’ipotesi di una rapina finita male, anche se il ‘carico’ del Tir non era appetibile: il finestrino del camion è stato infranto dai malviventi, Langella deve essersi svegliato e ne è nata una breve colluttazione conclusasi nel sangue. Dalla cabina fu portato via solo il portafoglio con i documenti. Ma la squadra mobile non si fermò alle apparenze. Per un anno gli agenti hanno scandagliato la vita di Langella, senza però trovare punti oscuri, nemici, brutti giri, questioni lasciate in sospeso. Un’esistenza pulita, cristallina, un padre di famiglia che guidava il camion per una ditta vicina a casa ed era spesso al nord per lavoro. Fu presa in considerazione l’ipotesi che Langella potesse essere stato seguito: la polizia ha analizzato i filmati delle telecamere autostradali, ripercorrendo di fatto il viaggio del 38enne dalla Campania all’Emilia, dove ha trovato la morte. Ma nulla. Nessuno lo ha seguito. Da qui la decisione, sofferta ma inevitabile, della Procura di chiudere il caso e mettere fine alle indagini. Salvo colpi di scena, nessuno saprà mai chi ha ucciso Michele. La moglie e i tre figli non avranno mai giustizia.

Valentina Beltrame