Modena, 27 febbraio 2014 - Avvalendosi delle proprie strutture aziendali, spedivano verso l’Africa tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi stipati all’interno di container (FOTO). Una banda radicata nel Modenese e operante nel Nord Italia e’ stata sgominata dalla Guardia di finanza di Modena che ha denunciato a vario titolo 41 persone per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti speciali e gestione di discariche abusive. Per quattro di loro, ritenuti i promotori dell’organizzazione, sono scattati gli arresti domiciliari. Sequestrati 4 siti di stoccaggio e gli automezzi utilizzati dalla banda.

Nel mirino degli inquirenti trasportatori, spedizionieri doganali, facchini, gruisti: le indagini, avviate a giugno 2012 e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, hanno permesso di individuare i 4 siti di stoccaggio, ubicati in Emilia Romagna e principalmente nell’area modenese, all’interno dei quali venivano sversati materiali tecnologici obsoleti (monitor, pc, stampanti ecc..), oltre a migliaia di elettrodomestici, autovetture demolite e radiate dal Pra, batterie per autoveicoli esauste, estintori, pneumatici per auto, che successivamente venivano caricati sui containers, imbarcati al porto di Genova con destinazione finale l’Africa (prevalentemente Ghana e Nigeria).

Oltre ai siti inoltre l’organizzazione effettuava un servizio “su misura” per il cliente, andando a posizionare i containers vuoti nelle localita’ indicate dai committenti, provvedendo poi al successivo ritiro. Operazioni che di solito venivano fatte di notte nei fine settimana per non destare sospetti.

Operazioni che avvenivano direttamente nel Modenese, ma anche in altre localita’ dell’Emilia Romagna (Bologna, Reggio Emilia, Ferrara, Ravenna, Piacenza e Forli-Cesena) e anche in altre regioni, dalla Lombardia al Veneto, dal Piemonte al Lazio. Gli investigatori hanno scoperto che, per superare i controlli doganali, l’organizzazione si avvaleva di due Onlus (con finalita’ di solidarieta’ verso i popoli africani), costituite ad hoc al fine di garantire una copertura formale ai traffici, attraverso l’emissione di fatture pro-forma giustificative delle esportazioni.  

Cosi’ i rifiuti oggetto di smaltimento venivano fatti passare per beni caritatevoli. La banda era in grado di effettuare la spedizione di circa 50 container al mese; una sola delle Onlus risulta aver effettuato oltre 1.000 spedizioni nel periodo dal 2010 al 2013.

Secondo uno studio del Programma Ambiente delle Nazioni Unite, commenta la Finanza, solo un terzo di questa merce sarebbe diretta al recupero e al riciclaggio, mentre la maggior parte - dopo aver viaggiato tra i materiali legittimi per sfuggire ai controlli doganali - finirebbe in discariche non controllate, miniere abbandonate e cave di ghiaia.