
di Stefano Marchetti
Si scrive Giulietta, si legge amore. "Giulietta è l’innamorata per eccellenza, il simbolo dell’amore in tutte le sue forme. E questo spettacolo vuole appunto celebrare lei, l’idea di Giulietta e di un sentimento universale", spiega Eleonora Abbagnato, meravigliosa stella, direttrice del corpo di ballo dell’Opera di Roma, già étoile dell’Opéra di Parigi. Domani alle 17.30 torna al teatro Comunale Pavarotti Freni, protagonista di ’Giulietta’, uno degli appuntamenti più attesi della stagione di danza: Daniele Cipriani ha ideato un affresco fra musica, danza e poesia che unisce pagine musicali ispirate alla tragedia shakespeariana (eseguite dal vivo dai pianisti Marcos Madrigal e Alessandro Stella) e coreografie contemporanee che sappiano darvi personalità. E l’amore è declinato in tutti i suoi volti: amore tra uomo e donna, ma anche tra persone dello stesso sesso, amore tra adolescenti (come in Shakespeare) ma anche tra persone di età diverse. Vedremo così ’Le rouge et noir’, un pas de deux di Uwe Scholz (rimontato da Giovanni Di Palma, su musiche di Berlioz) con Eleonora Abbagnato accanto a Michele Satriano, primo ballerino dell’Opera di Roma, e anche ’Rainbow, love & peace’ di Giorgio Mancini (sulla ’West Side Story Suite’ di Leonard Bernstein) che esalta l’amore in tutti i suoi colori, come nella bandiera arcobaleno: in scena molti ‘Giulietti’, fra cui anche l’ammiratissimo Mattia Tortora, e una Giulietta, Rebecca Bianchi. E nella coreografia di Sasha Riva e Simone Repele che dà il titolo allo spettacolo, ’Giulietta’, su musiche di Ciajkovskij, Eleonora danza anche con la figlia Julia Balzaretti, undici anni e già grande talento, una bimba bionda assorta in sogni romantici, come una piccola Giulietta che immagina se stessa adulta, accanto al suo innamorato.
Signora Abbagnato, Giulietta è un personaggio che lei porta nel cuore. Perché?
"Perché ha accompagnato i miei esordi. Ricordo uno spettacolo creato da Beppe Menegatti a Sirmione, ‘Souvenir’: io ero la Giulietta bambina accanto all’incantevole Carla Fracci. Un’esperienza straordinaria che ovviamente mi ha formato e ho portato con me per tutta la carriera. Lavorare con professionisti così grandi è sempre un dono. E oggi quella piccola Giulietta è mia figlia...".
Già: la emoziona condividere il palco con sua figlia?
"In realtà mi dà più calma che ansia. Julia si rivela spesso più adulta di molti di noi – ride –. È volitiva, molto responsabile, è lei stessa a volte a dirci cosa dobbiamo fare".
Le piacerebbe che seguisse le sue orme?
"Eh, vedremo... Julia frequenta già il primo corso alla scuola di danza del teatro dell’Opera di Roma, è stata con me fin da piccola, ha conosciuto tutti i ballerini con cui ho danzato. Le piace questo mondo, e comunque la disciplina della danza le fa bene. Per il futuro, chissà".
La danza è una scuola di vita? "Assolutamente sì, il rigore che richiede è per tutti un insegnamento fondamentale, da applicare anche nelle attività quotidiane. Anche nel rispetto del pubblico che ci segue".
E cosa significa essere un’étoile, una stella?
"Una responsabilità enorme, verso se stessi e verso il pubblico. Oggi mi piace molto sostenere anche il ruolo da direttrice del corpo di ballo: certo, richiede tanta passione e tanti sacrifici per seguire tutto, ma è un percorso ricco di soddisfazioni. Il palcoscenico comunque per me resta sempre il luogo più magico, quello dove trovo la mia libertà espressiva totale: è bellissimo, e mi fa stare bene".