"Abbiamo dimostrato di saperci rialzare"

Paolo Belli salirà sul palco a Medolla il 28 maggio. "Stiamo ancora ragionando sulla scaletta. Sarà una festa, ma non solo"

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di Alberto Greco

"Abbiamo pensato a un programma che ricordasse quanto accaduto dieci anni fa, ma che trasmettesse anche quell’energia, quello spirito di comunità che allora ci ha permesso di reagire, guardando avanti".

Sono queste le parole del sindaco di Medolla Alberto Calciolari per introdurre la serata del 28 maggio, quando sul palco di Piazza Garibaldi salirà gratuitamente e a ingresso libero la Paolo Belli Big Band. Per il cantante, che sostenne una raccolta fondi per la costruzione della scuola materna locale e inaugurò nel 2018 il teatro Facchini, sarà un ritorno.

Con quale stato d’animo ritorna?

"Non nascondo che sono 10-15 giorni che ci sto pensando, perché il nostro concerto è sempre una festa, ma non possiamo pensare che sia solo una festa. Su questo stiamo ragionando per fare la scaletta più opportuna, anche se non rinunceremo a portare festa, perché la gente della nostra terra ha dimostrato che noi emiliani siamo gente che col sorriso in faccia va avanti lo stesso. Non nascondo però la difficoltà di scegliere la scaletta. Anche stamattina (ieri per chi legge n.d.r.) venendo qua ho compreso che non si può dimenticare, anzi è una cicatrice che non andrà mai più via. Faremo di tutto il 28 per non dimenticare e fare sì che gli angoli come dice De Gregori diventino delle curve, ma non diventino cose che si dimenticano. Cercheremo di dimostrare quello che siamo, persone che sanno perfettamente che col sorriso si arriva dappertutto e lo dimostra quello che ho visto venendo qua, la ricostruzione, la gente che saluta, la gente felice, la gente che non dimentica".

Un ricordo personale?

"Quando mi chiedevano di andare a cantare nei luoghi di aggregazione allora era molto difficile. Tuttavia era un lavoro che c’era da fare perché c’era da portare serenità ai nostri compaesani, ai nostri concittadini, ai nostri corregionali e ricordo la bellissima aggregazione che c’era da parte della gente".

È molto legato a Medolla. Come la vede oggi?

"Sono venuto, a volte, anche di nascosto a vedere, in forma anonima, privata. Uno lo fa perché pensa che sia giusto così. Ogni tanto sono passato, ogni tanto passo per vedere che gli sforzi fatti da tanti non vengano buttati via, ma anzi vengano valorizzati. La gente mi fa sentire orgoglioso di avere fatto certe cose, che non c’è bisogno di ripetere".

Resta ancora tanto da fare?

"Io sono un uomo che ha avuto tutto dalla vita e quindi per forza devo rimanere attento, collegato e in qualche maniera devo sdebitarmi. Il sindaco, tutta la giunta, la comunità abbiano deciso per ricordare i 10 anni da questo evento, questa catastrofe, di chiamare il sottoscritto mi fa sentire in debito. Quindi finché ci sarà bisogno, se ci sarà bisogno, io ci sarò".

Con la sua canzone ’Noi cantiamo ancora (Com’è com’è)’ 10 anni fa si è esibito con cinque giovani cantanti delle zone terremotate. Li sente ancora?

"Ci vediamo, ci sentiamo speso. Chissà che magari qualcuno se passerà per la serata del 28 di qua non decida di farlo salire sul palco".