LORENZO MUCCIOLI
Cronaca

Accoltellatore ucciso: "Il carabiniere ha agito per legittima difesa. Sparare fu l’unica scelta"

La Procura di Rimini ha motivato così la richiesta di archiviazione dell’indagine sul comandante originario di Polinago, Luciano Masini.

Muhammad Sitta. . A destra. Masini

Muhammad Sitta. . A destra. Masini

Il comandante dei carabinieri Luciano Masini, originario di Polinago, nel nostro Appennino, secondo la ricostruzione compiuta dalla Procura di Rimini, avrebbe agito per legittima difesa, per tutelare se stesso e altre persone dall’aggressore armato di coltello, il 23enne egiziano Muhammad Sitta. La pistola Beretta PM/12, secondo il quadro delineato dagli inquirenti, va considerata – date le circostanze – come l’unico strumento idoneo ad opporsi all’avanzata del 23enne, che non si era fermato nemmeno dopo le intimazioni del luogotenente e dopo l’esplosione dei primi colpi di arma da fuoco. Altri strumenti – come taser o spray al peperoncino – sono stati ritenuti non adeguati a fornire una risposta alla situazione di immediato pericolo in cui il militare dell’Arma è venuto a trovarsi la notte di Capodanno, a Villa Verucchio, nel Riminese.

L’accoltellatore ha continuato ad avanzare fino a ritrovarsi una distanza di circa 80 centimetri dal comandante Masini. Non essendoci più né tempo né spazio per una diversa reazione, il carabinieri non ha potuto far altro che sparare per abbattere Sitta. In altre parole, Masini non avrebbe potuto in alcun modo sfuggire all’aggressione dell’egiziano, se non aggredendolo a sua volta. Sono queste, in sintesi, le conclusioni che hanno portato il procuratore capo Elisabetta Melotti e il sostituto procuratore Sara Posa, che hanno coordinato l’inchiesta, a chiedere l’archiviazione del fascicolo per eccesso colposo di legittima difesa aperto a carico del comandante di origine modenese della stazione di Villa Verucchio, che era intervenuto la sera del 31 dicembre scorso in via Casale, vicino alla tabaccheria Sapigni, insieme ai colleghi, dopo che il 23enne egiziano – destinatario di protezione internazionale e ospite di una cooperativa nell’ambito di un progetto di inserimento lavorativo – aveva già accoltellato e ferito quattro persone, due ragazzi di 18 anni e una coppia di turisti romani. Dodici in totale saranno i proiettili esplosi: di questi, 2 hanno colpito l’egiziano di striscio alle gambe, uno al torace, uno alla spalla destra, uno alla mandibola, uno al cranio. La richiesta della Procura è stata motivata dalla perizia balistica, prova dello stub svolta dai Ris di Parma, oltre che dalle testimonianze fornite dai presenti e dal video girato da un passante.

Il filmato ha immortalato la prima parte dello scontro tra Masini e Sitta: il momento il cui carabiniere scende dall’auto e intima allo straniero di gettare l’arma. Sitta alza il coltello e continua ad avanzare. "Vuoi morire?" gli urla contro Masini, indietreggiando, con il preciso intento di farlo desistere, ma l’egiziano comincia a correre impugnando l’arma da taglio. Il carabiniere, puntando la pistola verso il basso, spara quindi a terra una prima sequenza di colpi (sei in tutto, in un lasso di tempo di circa 3 secondi). A quel punto l’autore del video corre a nascondersi e la ripresa si interrompe. La ricostruzione degli eventi successivi è stata determinata principalmente sulla base degli esami balistici. La prima raffica non basta a fermare Sitta, che non cade, non indietreggia e non si ferma, ma si avventa sul carabiniere. I successivi 5 colpi vengono esplosi in un arco temporale di un secondo: una dinamica che è stata ritenuta dalla Procura proporzionale rispetto al pericolo rappresentato dall’accoltellatore. "Dopo un attimo che si era quasi fermato, guardandomi con odio si è lanciato verso di me e, non avendo più spazio né il tempo di allontanarmi, ho dovuto sparare per abbatterlo" ha riferito il luogotenente agli inquirenti.

Lorenzo Muccioli