STEFANO MARCHETTI
Cronaca

Addio a Ilario Tamassia. Eclettico collezionista, coltivava la bellezza

Il noto arredatore col suo atelier ha seguito i progetti di celebri dimore. Ha raccolto anche migliaia di cimeli di Maria Callas, di cui era ammiratore.

Ilario Tamassia, notissimo arredatore e collezionista

Ilario Tamassia, notissimo arredatore e collezionista

"Tamassia arreda le case più belle", è stato da sempre il suo slogan. E in quell’aggettivo, ‘belle’, è racchiusa l’essenza della vita di Ilario Tamassia, il notissimo arredatore e collezionista scomparso nei giorni scorsi. Lui amava coltivare la bellezza e circondarsi di oggetti capaci di suscitare meraviglia e di accendere la memoria. Arredare una casa, per Tamassia, non voleva dire soltanto collocare alcuni mobili, sia pur raffinati ed esclusivi, ma significava prima di tutto dare un’anima a quell’abitazione, renderla capace di essere amata di chi la abitava e dai suoi ospiti.

Il suo atelier "Artistic Tamassia" ha seguito i progetti di celebri dimore: una casa – ci aveva spiegato – non può essere anonima o impersonale, ma deve avere un tratto di personalità sempre spiccato, negli arredi o nelle suppellettili, antichi o contemporanei. E una casa ‘pensata’ da Ilario Tamassia si riconosceva sempre, al primo sguardo.

Accanto a questo suo lavoro che ha svolto nei suoi atelier, già a San Prospero e oggi a Medolla, Ilario Tamassia ha coltivato un’altra grande passione, quella per la lirica e soprattutto per l’icona delle icone, la divina Maria Callas, di cui è stato un ammiratore e un devotissimo collezionista. Ne ha raccolto più di cinquemila cimeli, in particolare fotografie, lettere e telegrammi che la cantante riceveva da tutto il mondo. Per Ilario Tamassia la Callas era come un sogno. E lei proprio in sogno gli era apparsa: "Era la notte del 6 dicembre 1984, lei indossava un tubino nero e un filo di perle, elegantissima – ci raccontò qualche tempo fa –. Io le andai incontro per baciarle la mano e lei me la strinse senza lasciarmi. A quel punto mi svegliai di soprassalto". Poco dopo suonò il telefono e Tamassia ricevette la notizia che la governante ed erede del commendator Giovanni Battista Meneghini, primo marito della cantante, stava per cedere alcuni materiali. "Mi recai a Sirmione e acquistai tutto quanto", disse Tamassia.

Fra gli oggetti più particolari, quattordici lettere di Luchino Visconti, altre che la cantante ricevette dalla madre e un piccolo dipinto della "Sacra Famiglia", opera di Giambettino Cignaroli, artista veronese del ‘700, contenuto in un cofanetto che Maria Callas portava sempre con sé, come un altarino, in ogni suo viaggio, in ogni camerino. Ma anche i guanti in pelle di Hermes appartenuti al soprano, un paio di décolleté in seta di Wary Shoes, perfino una parrucca e il baule da viaggio, spartiti e biglietti, "un vero patrimonio di arte e cultura", ha sottolineato Marco Galletti, collega e collaboratore di Ilario Tamassia, e curatore dell’archivio. Oggetti di incanto che hanno accompagnato la vita di Tamassia, regalando emozioni. E sogni. Domattina nella Bassa l’ultimo saluto a Ilario Tamassia, partendo alle 9.30 dalla Domus Mirandola, e alle 10 la Santa Messa nella chiesa di Cavezzo.