Affidi, dopo lo scandalo Bibbiano pesanti minacce ai servizi sociali

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«Ti vengo a cercare... so dove abiti».

É la minaccia che alcuni operatori dei servizi sociali del Comune si sono sentiti rivolgere da famiglie a cui il giudice del Tribunale ha tolto i figli affidandoli a genitori affidatari incaricati dall’Unione Terre d’Argine.

Il caso ‘Bibbiano’ ha sicuramente amplificato una tensione familiare che già i servizi sociali dovevano affrontare prima che deflagrasse l’indagine sul Comune della Val d’Enza.

Un tema di cui le due responsabili area minori e affidi dell’Unione Terre d’Argine hanno parlato lunedì sera nella commissione in Comune a cui sono stati invitati tutti i consiglieri comunali e a cui ha partecipato anche la referente dell’associazione ‘Venite alla festa’ che riunisce le 35 famiglie affidatarie dell’Unione Terre d’Argine.

Dal 2015 al 2018 sono stati affidati, tra Carpi, Novi e Soliera, 19 minori, la maggior parte sul territorio carpigiano. Secondo la legge l’affido dovrebbe durare un anno, prorogabile di un altro anno, ma se il tribunale non ritiene la famiglia originaria idonea a riavere i figli l’affidamento si prolunga. La referente delle famiglie ha spiegato di aver avuto in affido un minore per 19 anni, dai 6 a 25 anni. «Sottolineo che non si tratta di adozioni mascherate, si prevede sempre un ritorno nella famiglia d’origine» specifica l’assessore ai Servizi sociali Tamara Calzolari. Le famiglie affidatarie possono essere chiamate anche improvvisamente dai servizi sociali come avvenne quando le forze dell’ordine intervenirono in un’abitazione dove i bambini dormivano sul balcone perché all’interno la madre si prostituiva.

Silvia Saracino