
La sede di Amo
Modena, 29 giugno 2025 – Sarebbe stato un bonifico di circa 7mila euro, eseguito il 9 aprile di quest’anno con una causale legata a un viaggio di lavoro, a far suonare l’allarme rosso, il 16 aprile, in strada Sant’Anna, dove ha sede Amo, la Societa per la Mobilità travolta dalle polemiche per il maxi ammanco di oltre 500mila euro (soldi pubblici) dai suoi conti. Verifica dopo verifica, i vertici di Amo supportati da legali, tecnici, esperti e contabili, la settimana scorsa hanno presentato una formale denuncia in procura nella quale viene contestato a una ’dipendente infedele’ il maxi buco di bilancio regolarmente rendicontato e scaturito – sempre secondo l’Agenzia,– "da sottrazioni illecite eseguite negli ultimi cinque anni". Sarà ovviamente la magistratura a dover stabilire dove sta la verità, ma in base a quanto spiegato da Amo in più occasioni, quei soldi sarebbero riconducibili al conto corrente della dipendente, lo stesso probabilmente nel quale veniva accreditato lo stipendio.
Il 16 aprile appunto, secondo quanto si apprende, lo stesso direttore Daniele Berselli, che quel giorno doveva fare dei pagamenti urgenti al posto della responsabile della contabilità a casa in malattia, avrebbe scoperto che la cifra bonificata con la causale di un viaggio istituzionale interamente pagato invece da un altro ente sarebbe finita nel conto della donna.
Dopo aver chiesto chiarimenti alla dipendente – che pare si sia giustificata parlando di un problema tecnico legato della banca – gli accertamenti sarebbero proseguiti a ritroso, da quando cioè la professionista fu prima incaricata in qualità di consulente esterno e poi, nel 2021, assunta e inquadrata come specialista tecnico amministrativa. Dall’accurata analisi delle causali di diversi bonifici (pare a volte molto ’fantasiose’) è esploso lo scandalo giudiziario che potrebbe diventare presto, visti gli attacchi del Centrodestra, anche politico. Nei giorni scorsi Galeazzo Bignami di Fratelli d’Italia insieme con il senatore Michele Barcaiuolo, ha assicurato che "della vicenda si occuperà anche il Parlamento" mentre sono già state depositate le interrogazioni sia in Regione che in Comune. I 500mila euro (soldi pubblici) da qualche parte sono finiti, peccato non siano nelle casse di chi potrebbe usarli per potenziare il trasporto pubblico, pagare di più gli autisti o comprare mezzi più nuovi.
Se davvero quei soldi fossero finiti nella disponibilità della dipendente infedele, allora ci si chiede: chi doveva controllare cosa ha fatto? Secondo quanto si apprende il direttore Berselli, (che è la figura che dovrebbe sorvegliare tutto) avrebbe visto solo il totale dei versamenti effettuati, non le singole cifre e le singole causali. E anche estratti conto cartacei pare siano stati in qualche modo ’ritoccati’. Impossibile non accorgersene? Ai magistrati il compito di scoprirlo. Del resto l’operatività dell’intero comparto amministrativo di Amo (che ha un volume d’affari di circa 40 milioni di euro) era qjuasi completamente nelle mani di una sola persona, la dipendente ora accusata di aver sottratto i soldi e che, dal 2018 ha gestito le registrazioni contabili, la tesoreria, la cassa, faceva i rimborsi e teneva i rapporti contabili con Seta. Ora la donna rischia di dover rispondere di truffa aggravata ai danni dello Stato.