Modena, un medico. "Aggredita da un immigrato al Policlinico"

Maria Teresa Donini, medico ortopedico: "Ho curato il nipote di quell’uomo per una ferita. Ho chiesto dove fossero i genitori e lui, all’improvviso, mi ha strattonata"

I carabinieri stanno indagando

I carabinieri stanno indagando

Modena, 17 ottobre 2018 - "Ci si dovrebbe sentire al sicuro sul posto di lavoro. Da quanto sono stata aggredita, invece, vivo nella paura. E’ giusto denunciare affinchè, insieme, si trovino soluzioni efficaci per arginare episodi di violenza». A parlare è Maria Teresa Donini, presidente dell’Associazione donne medico Aidm, membro nel consiglio dell’ordine. L’ortopedico, infatti, è stato aggredito a fine settembre nell’ambulatorio gessi del Policlinico da uno straniero, lo zio di un bambino che stava visitando.

Dottoressa sono noti purtroppo i casi di violenza negli ospedali o nelle guardie mediche...

«All’interno del consiglio dell’ordine dei medici abbiamo infatti istituito un gruppo di lavoro per la sicurezza sui luoghi di lavoro, alla luce degli episodi che accaduti in primis nelle guardie mediche. Deve emergere che non si può essere aggrediti mentre si svolge il proprio lavoro».

Cos’ è accaduto quel giorno?

«Erano circa le 18 e avevo iniziato il turno alle 8. Ero di guardia al pronto soccorso ortopedico del Policlinico, ad accesso diretto: un ambiente di assoluta sicurezza. C’erano diversi pazienti in attesa e tra i codici gialli è arrivato un bimbo di un anno con un’amputazione dell’apice del quinto dito della mano. Era insieme alla nonna che capiva poco l’italiano, così ho chiesto dove fossero i genitori».

E sono arrivati?

«No, è entrato in modo piuttosto aggressivo lo zio ma in quel momento vi ho fatto poco caso: a me interessava tutelare il piccolo. Stavo scrivendo al pc le valutazioni radiografiche ma la dinamica di quanto accaduto non era chiara».

E lo ha chiesto allo zio?

«Gli ho chiesto ripetutamente dove fossero i genitori perchè dovevo operare il bambino. L’uomo continuava invece a ripetermi di mettergli un ‘cerottino’. Quando gli ho ripetuto che era necessario far arrivare i genitori lui, che si trovava alle mie spalle, mi ha afferrato e strattonato con violenza».

Poi se n’è andato?

«No, è stato il mio infermiere che lo ha sentito gridare a mettersi in mezzo allontanandolo. Io ho quindi chiesto di far intervenire la vigilanza».

Poi cos’è successo?

«I pazienti, terrorizzati, hanno chiamato in aiuto i tecnici radiologi mentre il mio aggressore ha contattato i carabinieri. Io, dopo aver avvisato la direzione, ho chiamato a mia volta i militari ma, al loro arrivo, l’uomo è scappato».

Perchè avrebbe reagito così?

«Non lo so sinceramente, è stata una cosa improvvisa».

Cosa ha provato?

«Ero e sono spaventata, me lo sono vista arrivare addosso e fortunatamente l’infermiere ha saputo gestire la situazione. Ho il ricordo delle sue mani sulle mie spalle ed è una brutta sensazione ma il direttore generale e l’Anaao mi hanno aiutata molto così come l’ordine dei medici. La sera stessa, però, non mi sono sentita di rincasare da sola e ancora oggi ho paura».