Modena, 27 settembre 2024 – Eppur si muove. La fondazione Ago, appena nata per volontà di Comune, Fondazione di Modena e Unimore, mette in campo un autunno pieno di iniziative per rilanciare immagine e sostanza del progetto più importante, tormentato e discusso dell’ultimo quarto di secolo in città: il recupero dell’ex ospedale Sant’Agostino. Una maxi operazione da circa 105 milioni – tanti ne spenderà la Fondazione di Modena, che dal 2007 è proprietaria del mastodontico complesso – con taglio del nastro previsto a fine 2029. L’ambizione, anzi la scommessa, è far nascere un polo culturale e sociale che allarghi il centro storico connotando il futuro di Modena. Il titolo della kermesse autunnale è tutto un programma: ’Il tempo della meraviglia’. Ci saranno mostre, eventi e incontri da ottobre a gennaio. Spiega Donatella Pieri, presidente di fondazione Ago: "La contaminazione dei saperi e l’innovazione, con uno sguardo particolare alle nuove generazioni, sono le parole chiave di un percorso fra arti visive, scienza e tecnologia". Al centro una curiosità: lo scheletro ricostruito di un dinosauro, dalle collezioni dell’Ateneo. Intanto il cantiere infinito, esteso su 24mila metri quadrati, procede a stralci ma con novità significative. È stato appena assegnato il secondo appalto: le prime opere riguardano l’edificio che si affaccia su viale Berengario e i lavori dovranno terminare entro giugno 2029. Quanto al primo appalto, il termine lavori è fissato a luglio 2025 nella parte demaniale prospiciente largo Sant’Agostino.
"Ciò significa – annuncia Matteo Tiezzi, presidente della Fondazione di Modena – che a settembre del prossimo anno apriranno i primi spazi espositivi e per attività culturali, mentre il cantiere andrà avanti. Ma già a fine 2024 dovremmo essere in grado di togliere i teloni sulla piazza: si potrà finalmente vedere cosa c’è dietro". Giù i primi veli, insomma. Ma che cosa ospiterà, alla fine, l’ex Sant’Agostino, e quale mission avrà Ago? "Siamo un laboratorio di produzione culturale, ricerca e didattica – spiega ancora la presidente Pieri – che contamina discipline e linguaggi differenti, dialogando fra cultura umanistica e scientifica. Il progetto culturale evolve. Sono fondamentali le arti visive, perché ereditiamo il patrimonio dei soci fondatori, ovvero Galleria civica, Fondazione fotografia e Museo della figurina. Ma il contesto è più complesso e il 2024 è stato un campo di prova per nuovi progetti". "Questa – insiste Tiezzi – è la casa di Modena. Non a caso apriremo un collegamento per attraversare il complesso dal Novi Park all’uscita di via Ramazzini".
Il rettore Carlo Adolfo Porro sottolinea l’importanza dell’approccio interdisciplinare: "Una pratica quotidiana che arricchisce il percorso formativo e culturale, coinvolgendo le nuove generazioni in una visione integrata e dinamica. Siamo un ateneo antico – aggiunge sul filo dell’ironia – e infatti presentiamo la ricostruzione di un dinosauro. Ma promuoviamo anche innovazione, per riflettere sui temi della conoscenza e della creatività". Alla presentazione di ieri non c’era il sindaco Massimo Mezzetti, messo ko da un malanno di stagione. Ma non è mancato il suo messaggio: "Faremo in modo che la meraviglia evocata dal titolo del programma ci accompagni negli anni in cui le Fabbriche culturali prenderanno forma". L’assessore alla cultura Andrea Bortolamasi, che l’ha sostituito, chiosa: "Il progetto unisce vari soggetti in una programmazione condivisa, che connoterà un luogo aperto di diffusione dei saperi senza barriere di ingresso". In sintesi, mostre a cura di Ago e Museo della Figurina, una parte scientifica con il teatro anatomico e i musei universitari, attività di formazione e didattica con Fem (Future education Modena).