"Oggi è un giorno bellissimo". Sono queste le parole di Marco Coppi, il figlio di Luciano, l’agricoltore di Savignano morto a 77 anni in circostanze misteriose il 22 novembre 2020. Ieri, dopo oltre un anno di attesa, il giudice Scarpa ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura decidendo di riaprire il caso e disponendo nuove indagini. Gli atti sono stati quindi inviati nuovamente in Procura e saranno ora delegati altri accertamenti sulla vicenda. Ricordiamo che secondo la perizia medico legale disposta dal pm, il signor Coppi – trovato senza vita nel suo letto – sarebbe deceduto per un malore. Il perito di parte, nominato dalla famiglia, era però arrivato a conclusioni diverse, affermando che qualcuno potrebbe aver avuto un ruolo nella sua morte. Sospetti sulla badante del 77enne, sparita nel nulla. Dall’abitazione dell’agricoltore, inoltre, mancavano diversi oggetti di valore, dunque secondo la famiglia Coppi fu ucciso e poi derubato. Alla luce della consulenza di parte, ieri il giudice ha disposto nuove indagini e saranno richiamati i periti per un confronto in contraddittorio sulle risultanze medico legali. Tra le ipotesi relative al decesso c’era quella del soffocamento. A dare l’allarme erano stati proprio i figli dell’uomo, che da ore non rispondeva al telefono. Quel sabato mattina (21 novembre 2020) – in base a quanto era emerso – l’agricoltore accompagnò la sua nuova badante moldava (stava lavorando per lui da poco più di una settimana) a Spilamberto, perché lei non guidava la macchina, e la stessa sarebbe dovuta ritornare a casa sua solo il lunedì successivo. Invece, poche ore dopo, al sabato pomeriggio, la donna si era ripresentata insieme ad un uomo: entrambi sarebbero stati accompagnati a Savignano da una terza persona. Avevano architettato un piano per uccidere e derubare l’agricoltore? Forse le nuove indagini potrebbero svelarlo. Quel che era emerso all’epoca dei fatti è che l’anziano era deceduto la notte di sabato mentre il telefono cellulare della badante era risultato nell’abitazione di Savignano fino alle 5,30 di domenica mattina. "Sono molto contento: speravo in questo – sottolinea il figlio della vittima, Marco –. Spero che in questi sei mesi, ovvero quelli disposti dal giudice per le ulteriori indagini si faccia luce: era ora. Non si è più saputo nulla di questa badante ma quello che so per certo – continua – è che mio padre lavorava in campagna e stava benissimo. Il nostro medico legale aveva escluso la morte naturale ed è per questo che abbiamo fatto ricorso. Sicuramente sono più sereno: questa notizia mi rende fiducioso nella giustizia. Mio padre viveva in una casa di campagna e quando andava a letto chiudeva il chiavistello della camera da letto e pure quello della porta esterna. Eppure quel giorno risultavano entrambe chiuse solo ‘a spinta’ e chi è uscito si è portato via le chiavi. Speriamo che adesso emerga la verità".
Valentina Reggiani