"Ai domiciliari nessuno mi mantiene" Lo stalker: mandatemi in carcere

Colpo di scena durante l’udienza del processo contro un 55enne accusato di perseguitare una donna. L’imputato: "Così non so come fare, mio padre ha solo la pensione. Se non posso lavorare meglio la cella"

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di Valentina Reggiani

Arrivò a bruciarle l’auto e a cospargerla di chiodi ma per lungo tempo, anche dopo le misure cautelari emesse a suo carico, avrebbe continuato a perseguitarla tanto da far capire alla vittima che la stava ‘osservando’ e tenendo d’occhio. Ieri, in aula, l’imputato, nell’ambito dell’udienza di avvio del dibattimento si è rivolto al giudice chiedendo di essere trasferito in carcere. Non si è trattato di un’ammissione o di una dimostrazione di pentimento. Infatti l’imputato ha sottolineato, rivolgendosi al giudice: "Essendo ai domiciliari non posso andare a lavorare e vivo con il mio babbo, che percepisce solo 700 euro di pensione. Chiedo di poter lavorare ma – ha continuato – se ritiene che io sia pericoloso, allora chiedo di essere sottoposto alla misura carceraria". Il giudice ha poi invitato l’imputato, attraverso il proprio legale, a presentare la relativa istanza.

Gli episodi di cui deve ripondere il presunto stalker, 55 anni, sono numerosi e gravi e sono avvenuti nell’arco degli ultimi due anni ma – ha ricordato la difesa in aula – l’uomo iniziò ben prima a perseguitare la ex. Ieri si è aperto il dibattimento e la vittima si è costituita parte civile al processo. Pur sottoposto al divieto di avvicinamento – secondo le indagini svolte dalla polizia di Stato – lo stalker ha continuato anche in questi mesi a perseguitare la vittima: continui messaggi minatori, appostamenti sotto casa ma anche ‘offese’ scritte sui muri nei confronti della vittima con tanto di numero di cellulare e lettere minatorie recapitate sul luogo di lavoro della donna. ‘Finisci in un cassonetto del pattume’, le ha scritto in alcune occasioni e ancora: ‘Vergognati e stai attenta a ciò che fai’. In passato l’imputato arrivò a bruciarle l’auto, a cospargerla di chiodi ma anche ad urinare nel pianerottolo di casa della vittima, suonando il campanello a diverse ore del giorno e della notte. Ora nei confronti del 55enne è iniziato il processo e ieri – a sorpresa – l’uomo si è rivolto al giudice chiedendo di poter andare in carcere dal momento che, ai domiciliari, non sarebbe in grado di mantenersi. Nel corso della prossima udienza saranno ascoltati i testi dell’accusa e della difesa e, ovviamente, vittima e presunto stalker.