Alcuni spettacoli – si dice – riescono a infrangere la ‘quarta parete’, l’immaginaria separazione fra il pubblico e il palcoscenico. Il "Giulio Cesare" e l’ "Amleto" di Shakespeare, in scena fra qualche giorno al Nuovo Teatro delle Passioni, hanno la forza di abbattere un altro muro, più forte e spesso più robusto, quello che divide il carcere dal mondo esterno: i due spettacoli allestiti dal Teatro dei Venti, in collaborazione con Ert e col sostegno della Fondazione di Modena, vedranno infatti fra i protagonisti alcuni detenuti - attori della Casa circondariale di Modena e della Casa di reclusione di Castelfranco Emilia. "Portare fuori i detenuti, dare loro l’opportunità di recitare su un ‘vero’ palcoscenico, è un atto straordinario – sottolinea Valter Malosti, direttore di Ert –. E tra l’altro dimostrerà come il ‘teatro sociale’ possa essere anche bello e ben realizzato".
"La nostra attività alla Casa di Castelfranco Emilia è iniziata già nel 2006, e via via si è estesa e si è ampliata anche al carcere di Modena", spiega Stefano Tè, direttore artistico del Teatro dei Venti e regista dei due spettacoli. Il teatro è divenuto, via via, un’occasione di recupero, di riscatto e anche di formazione professionale: "Alcuni detenuti si sono rivelati eccellenti attori, altri hanno dimostrato ottime capacità nel disegno scenografico". Nel teatro e col teatro, dunque, si offre ai reclusi un nuovo orizzonte di futuro: "Per noi queste attività teatrali sono ormai elementi fondamentali del nostro sistema – osserva Maria Martone, direttrice dell’istituto di Castelfranco –. Al punto che stiamo progettando anche la nascita di un laboratorio di costruzioni scenografiche e realizzazione di costumi", e già è stato firmato un protocollo d’intesa che abbraccia anche Ert, Ater e il Teatro Comunale di Modena. Il teatro – aggiunge la direttrice – "porta tanta bellezza all’interno di un carcere: bellezza della parola, bellezza dei gesti e delle persone, e la capacità di superare l’inevitabile aridità di un luogo come il carcere".
Dal 16 al 19 novembre alle Passioni vedremo dunque "Giulio Cesare" con dodici detenuti - attori della Casa circondariale di Modena (affiancati da professionisti) in una trasposizione che esalta la potenza letteraria e tematica della tragedia ‘romana’. Dal 23 al 26 novembre sarà la volta di "Amleto", con nove attori della Casa di Castelfranco: si chiude così la trilogia shakespeariana realizzata nelle carceri dal Teatro dei Venti che comprende anche il radiodramma su "Macbeth". "Dal punto di vista artistico, è una grande sfida – sottolinea Stefano Tè –. Quando i detenuti recitano in carcere sono in un ambiente chiuso che li ‘tutela’. Qui invece devono confrontarsi con un teatro vero, con l’opera, con il pubblico e anche con loro stessi". Come si può immaginare, organizzare l’uscita di detenuti richiede molti permessi "e molta burocrazia – ammette Orazio Sorrentini, neo direttore della Casa circondariale di Modena –, ma crediamo fortemente in questo progetto che può anche offrire un’esperienza professionalizzante". Per questa loro attività, i detenuti - attori vengono regolarmente scritturati, quindi ricevono un compenso: "Uno di loro mi ha detto che è il primo contratto di tutta la sua vita", racconta Stefano Tè. Gli spettacoli avranno anche repliche in altre città: la compagnia è stata invitata anche in Campania. "È l’arte performativa che crea inclusione", fa notare Andrea Bortolamasi, assessore alla cultura del Comune di Modena. Niente sbarre, ma solo luci. Della ribalta.