RITA BARTOLOMEI
Cronaca

Alessandro Venturelli scomparso, la madre si oppone alla nuova richiesta di archiviazione. “Mi diceva, mamma stai attenta. Perché?”

Parla Roberta Carassai, suo figlio è sparito da Sassuolo (Modena) il 5 dicembre 2020. L’8 luglio si decide sulla richiesta di archiviazione. “Mi oppongo perché sia un segnale per tutte le famiglie come la nostra. La lite e quelle parole misteriose. Mi chiedo: Ale cosa non è stato in grado di dirmi?”

Alessandro Venturelli è scomparso da Sassuolo (Modena) il 5 dicembre 2020. L'8 luglio si discute nuovamente sulla richiesta di archiviazione dell'indagine, la famiglia si oppone

Alessandro Venturelli è scomparso da Sassuolo (Modena) il 5 dicembre 2020. L'8 luglio si discute nuovamente sulla richiesta di archiviazione dell'indagine, la famiglia si oppone

Sassuolo (Modena), 5 luglio 2025 - Roberta Carassai, suo figlio Alessandro Venturelli è sparito a 20 anni da Sassuolo (Modena) il 5 dicembre 2020. L’8 luglio si decide sull’archiviazione dell’inchiesta. Vi siete opposti con forza, un’altra volta.

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“Se il fascicolo si chiude, dal punto di vista pratico non cambia niente. Perché dovranno comunque continuare a verificare le segnalazioni. Ma per me è importante dare un segnale, una speranza a tutti gli altri familiari che cercano i loro scomparsi. Perché questi allontanamenti volontari creano danni immensi. Nessuno va a capire cosa c’è dietro. Una persona che sta bene non si allontana volontariamente”.

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Dove trova la forza?

“Arriva da dentro, è mio figlio. E ho molto, molto sostegno anche dalla gente comune, tante persone cercano di tenere alta l’attenzione sul caso di Alessandro. E un grande supporto psicologico me lo dà Marc Di Maggio, ipnoterapista. Mi ha fatto accettare il dolore, mi ha insegnato a gestirlo. Lui è una figura molto, molto importante in questa ricerca”.

A questo link tutte le info sul Commissario agli scomparsi  

Alessandro, figlio unico. Il diploma da perito elettrotecnico, le prime esperienze di lavoro. Qual è la traccia più convincente nella sua scomparsa?

“Non ho piste privilegiate. Non so niente, faccio fatica. Poi se analizzo tutto quello che è successo, sicuramente arrivo alla conclusione che Alessandro era in un momento di fragilità estrema. Ed è scappato più da se stesso che da noi. Perché non aveva nessun motivo per allontanarsi dalla famiglia, avevamo un rapporto molto forte. Credo non sia riuscito a comunicare quel che in realtà stava vivendo. Non voglio escludere niente. Se in questo momento di fragilità è stato coinvolto da qualcuno…”.

 

A chi pensa?

“Anche a una setta, a qualcosa più grande di lui. Mi diceva, ‘mamma stai attenta quando vai in giro, che non ti facciano del male’. Io non so, ancora oggi non so, se era una cosa nella sua testa o qualcosa di oggettivo. Forse lui è scappato per proteggere anche me”.  

A quando si riferiscono queste frasi?

“È successo tutto negli ultimi dieci giorni. Un anno prima che Alessandro si allontanasse è morto mio fratello, uno zio a cui era molto legato. Dopo sei mesi, mi sono ammalata io. Dieci giorni dopo la fine delle cure, Alessandro è scomparso. Ma in quel breve periodo ha manifestato tutto il suo malessere. È stata una cosa improvvisa. Non so se lui si sia tenuto dentro qualcosa per proteggermi. O se ha pensato che sarei morta e ha avuto un crollo. Mio marito ed io gli ripetevamo sempre, ‘Ale non sei da solo, se hai bisogno confidati, siamo una famiglia’. Ma in quei dieci giorni non era più lui. Ha cominciato a dormire con me. Due giorni prima che si allontanasse, l’ho portato da uno psicologo. Perché mi chiedevo, cosa sta succedendo? Ho pensato di farmi aiutare da qualcuno”.  

Le segnalazioni sono state tante, da Napoli alla Romania. Qual è quella che ritiene più attendibile?

“La Romania mi ha convinto molto. Per come è stato descritto. Perché proprio lì? Perché tutto è possibile”.  

Gli amici di suo figlio le hanno dato una traccia per capire?

“No, anche per loro è stato un fulmine a ciel sereno. Mi hanno detto, ‘negli ultimi dieci giorni Ale era cambiato. Ma non abbiamo avuto modo di capire neanche noi’. Uno di loro mi ha confidato, ‘una sera ho visto che era veramente in crisi, ho provato ad abbracciarlo, mi ha mandato via. Adesso mi sento in colpa’. Ale ha questo gruppo da quando aveva sei anni. Sono certa che se avessero potuto aiutarlo, lo avrebbero fatto. Anche loro si sono messi a cercarlo con noi”.  

L’ultima immagine: suo figlio ripreso dalle telecamere di sorveglianza.

“Forse c’era qualcuno che lo aspettava… Le nostre ricerche sono partite subito. Quella mattina Alessandro mi ha rotto gli occhiali, ha voluto litigare con me senza alcun motivo. Io dico sempre che ha voluto lasciarmi un brutto ricordo perché avevamo un rapporto troppo forte. Mi ha voluto lasciare rabbia per superare il dolore”.  

Cosa le ha detto?

“Si è alzato dicendomi che lo avevo tenuto per 20 anni sotto una campana di vetro, che non lo avevo lasciato crescere”.  

Per questo ha pensato a una setta? “Sì, anche per questo. La mattina della scomparsa mi ha rivolto parole che non aveva mai pronunciato”.  

Lei non ha mai temuto un gesto estremo?

“No, mai. Poi è logico, ogni tanto mi viene la paura. Ma quando ci ragiono con lucidità, mi dico: se vuoi fare un gesto estremo non vai chissà dove. Mio marito ed io eravamo a lavorare, lui era a casa tutto il giorno, da solo. Ripenso al bruttissimo incidente in moto che aveva avuto nel 2016, mi ero presa un anno e mezzo di aspettativa dal lavoro, per seguirlo. Questo evento drammatico ha creato un legame fortissimo, tra noi. L’ho portato a casa dopo due mesi da Montecatone, avevano previsto un recupero in sei. Le ore di riabilitazione erano h 24, lui ha avuto una fiducia estrema nei miei confronti. Per questo continuo a chiedermi: ma cosa gli è successo? Cosa non è stato in grado di dirmi?”.