Alice Neri, reggiseno rosa sul luogo del delitto. Il marito: "Forse è il suo"

L’indumento, parzialmente bruciato, ’avvistato’ ieri nell’area in cui l’auto della donna è stata distrutta. Ora i carabinieri potrebbero analizzarlo per accertare eventuali collegamenti con l’omicidio della 32enne

Modena, 7 gennaio 2023 – Un reggiseno rosa, in parte bruciato e con la chiusura a fascia, adagiato su un cumulo di cenere. E’ quanto ‘apparso’ ieri a pochi passi da quell’area di campagna tra due laghetti, a Fossa di Concordia in cui lo scorso 18 novembre è stato rinvenuto il corpo carbonizzato della giovane mamma di Ravarino Alice Neri. Una macabra scoperta che subito ha attirato la nostra attenzione e che, forse, potrebbe fornire elementi utili alle indagini se fosse accertato che apparteneva alla vittima. L’indumento era adagiato su un cumulo di rifiuti inceneriti: tracce di plastica, carta e bottiglie. Si tratta di un reggiseno di colore rosa con la chiusura a fascia. Una parte dell’indumento è bruciata e accanto c’è un altro lembo di stoffa fucsia. Come noto, purtroppo, il corpo della vittima è stato rinvenuto completamente carbonizzato all’interno del baule della sua Ford Fiesta data alle fiamme. Difficile quindi che solo quell’indumento non sia stato incenerito, come la borsetta della vittima o tutti gli altri capi che indossava.

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Eppure il marito – Nicholas Negrini – non esclude che quel reggiseno potesse davvero appartenere alla moglie, trattandosi di un capo di abbigliamento simile a quelli che era solita indossare. Ora i carabinieri potrebbero analizzare l’indumento intimo, anche per escludere qualsiasi collegamento con l’atroce delitto e, di conseguenza, la presenza di eventuali tracce e impronte digitali. Intanto l’avvocato Roberto Ghini, legale difensore di Mohamed Gaaloul, il tunisino rinchiuso in carcere e principale sospettato dell’omicidio della 32enne, fa presente che sta valutando se presentare o meno richiesta al tribunale del riesame.

"Non ho detto che chiederò la scarcerazione e non entro nel merito delle accuse – sottolinea Ghini –, la situazione è complessa. Ho chiesto l’autorizzazione ad avere copia dei video di quella notte: saranno decine di ore di riprese. Ho chiesto i filmati di 17 telecamere ma ce ne potrebbero essere altri rispetto a ciò di cui c’è evidenza negli atti. Non giudico però il quadro indiziario – continua Ghini – ho suggerito al mio assistito, in sede di interrogatorio, di avvalersi della facoltà di non rispondere al fine di attendere un maggiore analisi degli atti e dei video che, appunto, non sono ancora stati prodotti. Prima di rispondere, quindi, prenderemo visione di video e intercettazioni telefoniche. L’istanza al riesame avrà anche finalità di ‘discovery’, ovvero quella di ottenere il deposito di più atti, tutti quelli su cui si fonda la misura ma anche quelli eventualmente a favore dell’indagato".