Delitto di Alice Neri, nel suo reggiseno tre Dna diversi: non c’è quello di Gaaloul

Colpo di scena: mancherebbero tracce del principale sospettato Il tunisino è detenuto in carcere ma continua a proclamarsi innocente Insieme a lui restano indagati anche il marito della vittima e un collega

Alice Neri e Mohamed Gaaloul, non ci sarebbe il suo Dna sul reggiseno di lei

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Concordia (Modena), 5 maggio 2023 – Tre tracce di Dna di profilo maschile – anche se su una di queste sono ancora in corso accertamenti – e nessuna apparterrebbe al principale sospettato, Mohamed Gaaloul. Sono quelle trovate durante gli accertamenti tecnici irripetibili svolti dai Ris di Parma in questi giorni – alla presenza dei consulenti delle difese – sulla spallina del reggiseno di Alice Neri, la giovane mamma di Ravarino, nel modenese, ammazzata nelle campagne di Fossa di Concordia nella notte tra il 17 e il 18 novembre.

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Come noto ad oggi restano tre gli indagati: il marito della vittima, Nicholas Negrini – che chiede sia fatta piena luce su quanto accaduto quella terribile notte – il collega di Alice, Marco Cuccui, che trascorse la serata con la giovane mamma e il tunisino Mohamed Gaaloul, principale sospettato dell’omicidio, rinchiuso in carcere. A quanto pare, però, ogni giorno si aggiungono nuovi, importanti dettagli nel caso ‘Alice Neri’. Tasselli che potrebbero condurre sulla strada della verità.

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Sulla spallina del reggiseno della vittima, infatti, sarebbero presenti due tracce di dna maschile, forse tre perchè quest’ultimo profilo è in fase di elaborazione. Al momento non è nota la paternità del materiale genetico – non è stata fatta ancora la comparazione con gli altri due indagati – ma le tracce non corrisponderebbero a quelle del tunisino. Il Dna della vittima, però, è stato ‘isolato’ sulla tracolla del borsello dell’indagato e, viceversa, il Dna di Gaaloul è spuntato sul mozzicone di sigaretta di Alice. Come noto – aveva chiarito la difesa del tunisino – il 29enne non aveva mai negato di aver trascorso oltre un’ora, quella notte, con la giovane mamma.

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Gli accertamenti sui diversi reperti, intanto, corrono veloci come spiega la criminalista Katia Sartori, consulente di Negrini. "Nei prossimi giorni saranno esaminate, come da nostra richiesta, le maniglie dell’auto per la ricerca delle tracce dattiloscopiche. Parliamo delle maniglie trovate da un giornalista sul luogo del delitto, qualche giorno dopo il brutale assassinio, ovvero il 30 novembre e repertate il primo di dicembre dai carabinieri.

Saranno poi analizzate – come richiesto dal perito del giudice – le campionature effettuate dal Ris all’interno dell’auto data alle fiamme al fine di rilevare sostanze chimiche in generale. Ad oggi, infatti, non si può escludere che sia stata utilizzata la tanica di olio esausto, nonostante non vi sia certezza che sia stato effettivamente usato quell’olio".

Sulla tanica sarebbero state trovate tracce esigue ma ancora i risultati non sono definitivi. I consulenti ora stanno cercando di ricostruire la dinamica del delitto a 360 gradi, partendo dalla vita e dalle frequentazioni della vittima per arrivare agli accertamenti tecnici sul luogo del delitto.

A quasi sei mesi dal delitto, i nodi irrisolti e da sciogliere restano comunque tanti e non sembra che il tunisino in carcere la parttia sia finita.