Alice Neri morta carbonizzata, Mohamed ricercato: in viaggio verso la Tunisia?

Il 29enne ricercato potrebbe aver intrapreso la ’rotta dei clandestini’ al contrario. Autopsia: impossibile risalire alle cause della morte

Modena, 14 dicembre 2022 - "Mio fratello non l’ho più sentito, non ho sue notizie". Si sono chiusi nel silenzio i parenti di Mohamed Gaaloul, il 29enne tunisino ricercato per l’omicidio di Alice Neri, la 32enne di Ravarino trovata carbonizzata nella sua auto nelle campagne di Concordia il 18 novembre scorso. Era sparita la sera prima, dopo una serata trascorsa con un collega allo Smart Cafè, anche lui indagato insieme per altro al marito della donna che però avrebbe un alibi di ferro: era a casa con la bimba di 4 anni, quella notte.

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Alice Neri, impossibile stabilire la causa della morte

Alice Neri
Alice Neri

Ora tra le ipotesi si fanno largo l’idea che Mohamed - sparito da Concordia l’indomani del ritrovamento del cadavere come confermato da numerosi testimoni - stia cercando rifugio in Tunisia.  La moglie, greca, anche lei sparita da Vallalta (ma alcuni giorni dopo il marito) dice di essere dai propri genitori e non risponde più al telefono. Non è escluso che il 29enne - il quale è stato ripreso dalle telecamere dello Smart Cafè la sera della morte di Alice e avrebbe riferito di aver solo chiesto un passaggio alla donna - stia cercando di rientrare in patria facendo la rotta dei clandestini al contrario. Via Spagna, insomma, passando per il Marocco. "Potrebbe tentare la via del rientro in Tunisia, dove magari può nascondersi – dicono gli amici connazionali – ma là la giustizia è più severa, le carceri non sono come in Italia, farebbe meglio a contattare la polizia italiana per fare chiarezza sulla sua posizione".

Intanto sul fronte ’scientifico’ i prelievi di campioni volti a confrontare il Dna di Alice estrapolato dai suoi effetti personali con quello recuperato dal corpo carbonizato hanno dato esito positivo: ciò permetterà di stabilire con certezza se la salma trovata nel baule sia veramente della donna. Probabilmente non sarà possibile, invece, trovare risposte certe dalle analisi svolte sui resti della vittima. Ovvero le cause della morte, in assenza di una confessione da parte dell’omicida, rischiano di restare ignote. Infatti sono stati effettuati numerosi prelievi e repertati campioni ma, purtroppo, parte delle ossa risultavano dissolte e nell’ambito dell’accertamento medico legale è stato possibile ‘isolare’ parti piccolissime di tessuti. Quello che è certo è che l’assassino ha fatto sì che il rogo fosse di dimensioni importanti, intenso e durasse a lungo, tanto da cancellare probabilmente ogni traccia non solo della vita della vittima ma anche del mezzo che custodiva il suo corpo e di ogni effetto personale. Ora nelle mani dei carabinieri del Ris ci sono gli accertamenti volti ad individuare un eventuale accelerante utilizzato dall’assassino. Magari una miscela particolare che potrebbe incastrare il responsabile .