Modena, 23 ottobre 2024 – “Il mutamento climatico evidentemente in atto ha ultimamente stravolto ogni precedente statistica sulla frequenza e sull’entità degli eventi di pioggia critici, che hanno interessato anche regioni tradizionalmente ’ben gestite’, leggasi Emilia Romagna e Lombardia”. L’ingegnere Alberto Muratori, 78 anni, è stato dirigente del settore Risorse e Tutela ambientale, coautore del Piano regolatore del 1989, quando si diede vita al ‘Progetto Ambiente’, che mappava il territorio e ne misurava, tra l’altro, anche il carico idraulico. “L’Europa da ben 17 anni ha emanato la Direttiva sulla valutazione e la gestione dei rischi di alluvioni, mentre l’Italia ha intesso recepirne le disposizioni nel nostro ordinamento nel 2010, col compito di realizzare mappe ’di pericolosità’ e Piani di gestione del rischio alluvioni”. Intanto per oggi è stata diramata l’allerta arancione.
Muratori, la sensazione è che Modena non abbia infrastrutture adeguate per reggere questi eventi calamitosi.
“Ci siamo trovati di fronte a eventi estremi, di natura statisticamente eccezionale, che non hanno tanti precedenti nella storia della nostra città”.
Ritiene che la rete idrica e la protezione del territorio sia pronta a reggere questo tipo di eventi sempre più frequenti?
“Possiamo ritenere che le Casse di espansione dei due fiumi principali – Secchia e Panaro – abbiano funzionato accettabilmente, e in particolare quella per la difesa dalle piene (anche) eccezionali del Secchia. A venire meno sono state diverse aste del reticolo minore – canali e scoli – riempiti oltre il livello di guardia, con conseguenti esondazioni o rottura degli argini”.
Tra i cittadini è diffusa la convinzione che il problema sia la pulizia dei tombini e delle caditoie.
“Certamente è importante, ma a fronte di piogge di tale entità, la pulizia delle caditoie corrisponde un po’ alla somministrazione di un’aspirina contro un malanno grave. Il vero problema è che quando i canali sono inadeguati alla portata d’acqua che li interessa. Le reti fognarie meteoriche o miste che ad essi recapitano non riescono a scaricare e vanno in pressione, rifluendo dalle caditoie (pulite o no che esse siano), allagando anche i livelli interrati”.
In particolare sono ’andati sotto’ alcuni quartieri: zona Musicisti, zona Morane, Modena est. Come mai?
“Un ruolo lo gioca sicuramente l’urbanizzazione massiccia intervenuta con lo sviluppo di alcune zone negli anni 60-70 che rispondeva a eccessivi indici edificatori. Un eccesso di impermeabilizzazione nelle espansioni intervenute in quegli anni, prima del Prg del 1989”.
Se un giorno si volesse, avendo i soldi a disposizione, modificare il reticolo fognario e di scolo sotterraneo della città per renderlo più capiente e adeguato agli eventi estremi, sarebbe possibile farlo?
“Direi di no, almeno per il centro storico e nella prima area di espansione, il cui reticolo idrografico risale ai tempi del Duca: sarebbe tecnicamente ed economicamente dispendioso
e soprattutto bisognerebbe distruggere mezzo centro storico per metterci efficacemente mano”.
L’unica è agire sui canali.
“Sì, occorre potenziare non solo le casse di espansione di Secchia e Panaro, ma prevedere anche analoghi bacini per le aste minori, tenendo conto del fatto che siamo di fronte a fenomeni storicamente inediti”.