STEFANO FOGLIANI
Cronaca

"Allarme energia, così le aziende se ne vanno"

Confindustria ceramica, presentato il consuntivo. Ciarrocchi: "Crescono le vendite, ma flettono fatturato e produzione"

La presentazione dell’andamento congiunturale in Confindustria ceramica

La presentazione dell’andamento congiunturale in Confindustria ceramica

Flettono produzione e fatturato, e se crescono le vendite le buone notizie finiscono qui, dal momento che in calo ci sono anche gli investimenti. È in bianco e nero, ma più in nero che in bianco, la fotografia che il consuntivo 2024 di Confindustria ceramica, presentato ieri, scatta alle aziende di casa nostra. Raccontandone difficoltà diffuse, acuite dall’aumento dei costi energetici e da una concorrenza internazionale che la depotenzia su mercati sui quali la domanda è in contrazione. Gli allarmi, che l’associazione degli industriali della ceramica lancia, non è il primo, ma sale altissimo alla luce di numeri che non diranno tutto, ma qualcosa suggeriscono.

"Se continua così, molte delle nostre aziende cominceranno a pensare di andare a produrre altrove", dice il presidente di Confindustria Ceramica Augusto Ciarrocchi, cui fa eco il Direttore Generale dell’associazione Armando Cafiero, ad avviso del quale "il contesto racconta bene quanto sia difficile, oggi, fare impresa in Italia". Non ci siamo, insomma, e il problema è che la ceramica, un’eccellenza del made in Italy, si ‘insabbia’ non per limiti propri, ma perché condizionato da fattori esogeni. Il già citato costo dell’energia (extracosti per 120 milioni di euro l’anno), la concorrenza straniera da parte di produttori rispetto ai quali le attuali politiche antidumping non garantiscono libera concorrenza, le tensioni geopolitiche espresse da guerre ‘vere’ in atto e da altre, commerciali, fatte di dazi e protezionismi, i cui effetti, oggi, non sono prevedibili. Quello che resta, mentre Ciarrocchi parla di "leggera ripresa in questo avvio di 2025", ma anche di "contrazioni diffuse e di abbassamento del prezzo medio di vendita dei nostri prodotti" sono i numeri, (quasi) tutti con il segno ‘meno’ davanti. La produzione, garantita da 122 aziende (3 in meno che nel 2023), nel 2024 vale 369,8 milioni di metri quadri (-1,1% rispetto all’anno precedente) e se crescono le vendite (378 milioni di mq, +2,5%) flettono sia il fatturato (circa 6,1 miliardi di euro, - 1,8%) che gli investimenti. Che tornano sotto ‘quota 400’ attestandosi a 382 milioni di euro, con un saldo negativo di quasi il 20%.

A suggerire come, stante il clima di incertezza e l’obbligo di far fronte agli extracosti energetici, il settore ceramico sia stato costretto a ‘tirare il freno’. Cercando di capire quale possa essere il suo futuro, in presenza di una politica, nazionale ed europea, inerte. Che da anni, ormai, non ne ascolta gli appelli né ne raccoglie le istanze. Mettendo a repentaglio un sistema abituato, è vero, a ‘far da sé’, ma le cui fatiche, complice un ‘raffreddamento’ generalizzato della domanda mondiale, si fanno evidenti.

Stefano Fogliani