Modena, con 267 medici di medicina generale mancanti, è la provincia ’maglia nera’ dell’Emilia-Romagna. È questo il disastroso bilancio di una carenza che colpisce tutto il territorio. Dal distretto di Modena, che registra 64 posti vacanti, a quello di Sassuolo (49), passando per Mirandola (38), Carpi (44), Vignola (30), Castelfranco Emilia (29) e Pavullo nel Frignano (13). Tutto il territorio soffre per la mancanza di un ruolo fondamentale: quello del medico di base. Si tratta di un’emergenza tristemente condivisa da tutto il territorio italiano, che ora però rischia di mandare in crisi l’assistenza territoriale. A spiegarlo è il dottor Dante Cintori (nella foto), rappresentante provinciale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, che sottolinea come i numeri siano destinati a restare in larga parte sulla carta. "Il calcolo delle zone carenti – dice il dottor Cintori – è stato fatto sulla base del nuovo accordo collettivo nazionale, entrato in vigore il 4 aprile 2024. Questo prevede un medico ogni 1.200 cittadini, più altri medici per coprire quello che prima era il servizio di guardia medica. Ora è tutto confluito nel ruolo unico: non esistono più i medici a quota oraria e quelli a ciclo di scelta, ma un’unica figura che deve coprire entrambi gli ambiti". Il numero dei posti vacanti pubblicati è alto proprio per questa ragione, ma, avverte Cintori, è altamente improbabile che vengano coperti. "Andrà bene se ne troveremo una piccola parte. Nelle ultime chiamate per le zone carenti, in tutta la provincia ne sono stati assegnati appena 15. Nessuno vuole più fare il nostro lavoro". Un altro nodo riguarda la mancata istituzione delle Aggregazioni Funzionali Territoriali, previste dallo stesso accordo collettivo. "Le zone carenti pubblicate oggi non rispettano quanto previsto dall’accordo, perché non sono ancora state costituite le Aft. Avrebbero dovuto essere pubblicate solo dopo la loro attivazione, invece sono state suddivise a livello distrettuale. Per questo motivo, adesso bisognerà vedere quanti accetteranno comunque l’incarico". Il problema riguarda non solo le zone montane, tradizionalmente più difficili da coprire, ma anche i comuni di pianura al di fuori delle grandi città, che rischiano di restare scoperti. Solo il distretto di Carpi segnala 44 medici di famiglia mancanti, Sassuolo 49, Modena città, da sola, 64. Una conta che sembra non predire nulla di positivo per il futuro. Cintori, però, invita alla cautela per evitare ulteriori allarmismi: "Non serve spaventare ulteriormente i cittadini. Già oggi sono preoccupati per l’introduzione dei ticket e per la difficoltà di accedere ai servizi. L’assistenza sarà comunque garantita, come sempre è stato fatto, anche attraverso i microteam organizzati dall’Azienda sanitaria". Il futuro però non lascia molto spazio all’ottimismo: "La verità è che nessuno vuole più fare il medico di medicina generale. Tutti preferiscono specializzarsi, anche perché il nostro è un lavoro che richiede una dedizione enorme. I pensionamenti continuano e non c’è ricambio. Ecco perché la situazione può solo peggiorare". Sul tema interviene anche lo Snami. "C’e stata una mancanza di programmazione che ha portato, adesso, ad avere molti territori scoperti. I medici – commentano dal sindacato Snami –, quelli che sono sul territorio, stanno scoppiando per la mole di lavoro e per la burocrazia, ma purtroppo si sta pagando la cattiva gestione della sanità degli ultimi anni. Una situazione incerta, mai successo dal dopoguerra".
Ottavia Firmani