Alleanza 3.0, soci infuriati per la maxi buonuscita

Lettera di decine di iscritti alla coop di consumo che ha assorbito la Nord-Est «Riflessioni sulla necessità di ricambio dei gruppi di guida e di direzione»

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di Saverio Migliari

«Può un consumatore, socio storico e fidelizzato di Coop, chiedere spiegazioni alla Presidenza e al gruppo dirigente della propria cooperativa in merito a comportamenti e decisioni?». L’incipit della lettera non lascia spazio ai dubbi: in Coop Alleanza 3.0 è in atto una resa dei conti. Il motivo scatenante, che porta a galla malumori diffusi sul sistema di rappresentanza e di trattamento dei dirigenti, pare essere una maxi-liquidazione concessa la scorsa estate a un ormai ex dirigente e membro elettivo, proprio nel bel mezzo della crisi più nera della cooperativa di consumo più grande d’Italia, che ha fatto registrare una perdita nel 2018 di 289 milioni di euro. Una cifra, questa, che parrebbe essersi dimezzata nel 2019, ma per cui non ci sono ancora numeri certi.

«Vorremmo sapere – proseguono i soci firmatari della lettera – se è vera la buonuscita con cifra faraonica di un alto dirigente, membro della Presidenza, già abbondantemente in età da pensione». Il tema, al di là dell’intricato sovrapporsi di norme e codicilli del diritto di lavoro, è soprattutto etico. A maggior ragione ora che, in profonda crisi, sono stati varati incentivi all’esodo per 507 dipendenti, per favorirne il licenziamento. Un dramma, secondo alcuni ben informati, annunciato da tempo. Di cui i soci non vogliono lavarsi le mani: «Non parliamo dei risultati economici, sappiamo che ci vorrà ancora un po’ di tempo e molto lavoro per superare un momento difficile – premette il gruppo di soci – Parliamo invece di stile e trasparenza».

E’ ovvio che però la situazione difficilissima della cooperativa nel suo complesso non aiuta a rasserenare gli animi. Soprattutto quando girano voci di liquidazioni a cinque zeri. «Perché un dirigente deve arricchirsi a spese della Cooperativa?» si chiedono i soci che auspicano un ribaltamento del paradigma: meno buonuscite e più investimenti per il rilancio di una cooperativa che ha fatto la storia del nostro territorio.

E il punto di caduta, per i soci, è inevitabile: «Questo fa sorgere inevitabilmente riflessioni sulla necessità di ricambio dei gruppi di guida e di direzione. Forse è il momento di valutare se, oltre ai soci, anche i lavoratori che operano quotidianamente per soddisfare le prerogative dei consumatori, non debbano entrare a far parte degli organismi di guida della cooperativa». Un accorato appello, quello dei firmatari di questa lettera, che lamentano «assemblee di bilancio in cui il tempo a disposizione è esiguo», o ancora «risposte troppo formali», o per finire «assemblee in cui viene proposta una sola lista bloccata e mai i singoli candidati».