"Alluvione, Aipo condannata a risarcirmi"

Bastiglia, secondo il giudice civile l’agenzia non fece manutenzione sull’argine del Secchia, che esondò nel 2014. Dovrà pagare 50mila euro

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di Emanuela Zanasi

Aipo condannata ad un risarcimento di 50mila euro per i danni subiti durante l’alluvione del 2014. È quanto ha deciso un giudice del tribunale civile di Modena per una famiglia di Bastiglia, che aveva fatto ricorso contro l’agenzia interregionale per il Po dopo la terribile alluvione che sei anni fa sommerse letteralmente i comuni di Bomporto e Bastiglia. La sentenza è arrivata ieri mattina. Il giudice ha motivato la decisione adducendo la mancata manutenzione del fiume Secchia da parte di Aipo. E’ la prima volta.

La famiglia Pezzetti, marito, moglie e la loro figlia avevano subito danni ingenti alla loro abitazione situata nelle campagne intorno a Bastiglia, automobili e mobilio andati completamente distrutti, annegati nell’acqua e nel fango del fiume Secchia che aveva inondato tutto dopo che una porzione di argine cedette sotto la forza della piena, all’altezza di San Matteo. I Pezzetti ricevettero un risarcimento tramite i fondi stanziati dalla Regione, ma il compenso coprì soltanto parzialmente i danni subiti. La famiglia Pezzetti cercò successivamente invano un incontro con Aipo per ottenere il risarcimento.

"Quel giorno io mia moglie e la nostra bambina che allora aveva appena due anni – racconta Paolo Pezzetti – mriuscimmo scappare con le auto quando tronammo con il gommone dei vigli del fuoco l’acqua aveva raggiunto due metri. Andò tutto distrutto, anche il nostro pioppeto che aveva un valore di almeno 40mila euro . Io sono contento di quanto disposto dal giudice, anche se il nostro perito aveva stimato danni molto più elevati, ma soprattutto questo deve essere da monito a tutte le altre persone, soprattutto a coloro che gestiscono i fiumi, il messaggio è che bisogna lavorare bene – afferma – bisogna chiedere i soldi e investirli in modo che queste cose non succedano più e invece ancora una vola è successo, come domenica scorsa", conclude l’uomo.

Pezzetti, all’epoca inascoltato da Aipo, decise così di percorrere le vie civili nonostante nello stesso momento fosse nata una sorta di class action in sede penale. Alcune famiglie danneggiate, infatti, ingaggiarono un legale che presentò un esposto in Procura a Modena, sperando di potersi costituire parte civile in un eventuale processo. Ma dopo lunghe indagini, il pm Pasquale Mazzei archiviò il fascicolo dell’alluvione poiché le indagini non accertarono responsabilità. Almeno umane. Come si leggeva anche nella relazione della Commissione regionale incaricata di fare chiarezza sull’esondazione, il dramma (che costò la vita a Oberdan Salvioli di Bastiglia) fu ’imputabile’ agli animali come nutrie, castori e volpi che scavano tane lungo gli argini. Secondo la Procura, i dirigenti Aipo non ebbero responsabilità penali perché fecero quanto possibile per la manutezione degli argini, in assenza di fondi e investimenti da parte degli enti preposti.

La famiglia Pezzetti, invece, intraprese la via civile tramite l’avvocato Stefano Calzolari. Il giudice civile, ieri, ha dato ragione agli alluvionati, sostenendo che invece Aipo avrebbe dovuto sostenere la manutezione dell’argine poi collassato.