Alluvione nella Bassa, tre indagati per disastro colposo

A quattro anni dall'alluvione che sommerse Bastiglia e Bomporto, indagini verso la chiusura. Ecco chi sono gli indagati

La rottura dell’argine del Secchia e il soccorso di alcuni  alluvionati

La rottura dell’argine del Secchia e il soccorso di alcuni alluvionati

Modena, 3 gennaio 2018 - Tre inviti a comparire e sullo sfondo l’ipotesi, confermata, del disastro colposo; l’indagine in mano al pubblico ministero Pasquale Mazzei si sta avvicinando alla chiusura, anche se per trarre conclusioni, in una direzione o nell’altra, è ancora presto. Tra sedici giorni saranno passati esattamente quattro anni dall’alluvione che ha devastato la Bassa. Quella delle nutrie, delle polemiche a non finire sulla presunta malagestione degli argini del Secchia; quella della rottura a San Matteo e della morte, per annegamento, di Oberdan Salvioli a Bastiglia, dei danni per milioni; una alluvione che per tanti non fu ‘partorita’ da una piena eccezionale (e forse la recentissima emergenza qualche spiegazione ce la dà in questo senso). La procura, stando ad informazioni che abbiamo acquisito, avrebbe iscritto nel registro degli indagati tre figure chiave potenzialmente legate, in termini di responsabilità soggettive, proprio a quel disastro.

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Si tratta del dirigente di Aipo (agenzia interregionale per il fiume Po) che all’epoca dei fatti era responsabile proprio per quel che riguardava l’area Modenese. Oltre a lui, una posizione che era già stata associata in passato agli accertamenti della magistratura, risulterebbero anche altre due figure che sempre nell’ambito della gestione degli argini modenesi del Secchia avevano, nel 2014 appunto, il compito di vigilare alcuni tratti specifici del fiume. Su tutti, tra questi, proprio la zona di San Matteo, lì dove l’acqua ha cominciato a sgorgare, facendo finire sott’acqua in primis il comune di Bastiglia e successivamente quello di Bomporto, esattamente come altre zone di una Bassa che stava ancora affrontando le ferite vivissime del terremoto di due anni prima. Da Corso Canalgrande non arriva alcun commento in merito, né conferme né smentite, ma risulta che i tre avrebbero ricevuto un invito a comparire di fronte all’autorità inquirente. Tradotto: saranno tutti e tre ascoltati proprio dal magistrato, che evidentemente ha ancora diverse domande da porre. Un ‘invito’, in sostanza, che ha tutto il valore di un avviso di garanzia.

Da giorni l’indiscrezione circolava, dato che questo importante aggiornamento risale già ad almeno la settimana scorsa. Ma ci vuole cautela: la conclusione delle indagini preliminari (che pare essere a questo punto imminente per quel che riguarda l’alluvione del 2014) non significa che i tre saranno imputati con l’ipotesi di reato di disastro colposo. Piuttosto il nuovo aggiornamento, atteso da molto tempo a fronte anche delle proroghe chieste ed ottenute, ci dice che ben presto una primissima verità giudiziaria sarà stabilità: o la magistratura non ha riscontrato elementi sufficienti ad imputare quanto avvenuto a responsabilità umane (e in quel caso arriverebbe la richiesta d’archiviazione), oppure si ritiene che sì, le nutrie hanno poco a che fare con l’alluvione della Bassa e qualcuno potrebbe effettivamente rispondere dell’accaduto, evidentemente per non aver lavorato al meglio, prendendo, forse, decisioni che erano sbagliate. O, ancora peggio, non prendendole affatto quelle decisioni necessarie. Un’indagine molto delicata, quella di Mazzei, come aveva avuto modo di sottolineare anche l’allora procuratore capo Vito Zincani. Un fascicolo rispetto al quale moltissimi residenti delle zone colpite si chiedevano che fine avesse fatto: anche l’avvocato Massimo Jasonni, che gratuitamente si era messo a disposizione per una class action rappresentativa di 500-700 persone almeno, alla fine aveva deciso di ‘ritirarsi’ a fronte proprio della durata delle indagini. Ma a breve, a quanto pare, sapremo; una larga fetta di provincia non vede l’ora che accada.