Amanda Knox, la lettera. "Raccolta fondi? Spesi a Modena più di 10mila dollari"

L'americana: "Il viaggio ha rappresentato un contraccolpo finanziario, siamo stati costretti a utilizzare i soldi del matrimonio"

Amanda Knox e il fidanzato a Modena (Foto LaPresse)

Amanda Knox e il fidanzato a Modena (Foto LaPresse)

Modena, 1 agosto 2019 - “Questo è solo l’ultimo esempio del deliberato travisamento dei fatti e della distruzione della reputazione a cui sono stata sottoposta da quando mio malgrado sono stata spinta sotto i riflettori, nel 2007”. Così scrive Amanda Knox, in una lettera firmata insieme al compagno Christopher Robinson, a proposito delle notizie circolate in questi giorni, in merito alla raccolta fondi che i due hanno lanciato sul web per il loro matrimonio, dove viene riportato che la coppia avrebbe speso i risparmi necessari alla realizzazione delle nozze nel recente a viaggio a Modena, dove la 32enne, assolta in Cassazione per l’omicidio di Meredith Kercher, ha partecipato al Festival della Giustizia Penale a metà dello scorso giugno. Come hanno riportato testate giornalistiche inglesi e statunitensi, ma anche italiane, Knox è però già sposata con Christopher Robinson dal dicembre del 2018. Una polemica di fronte alla quale l’ex studentessa ha deciso, insieme al compagno, di prendere carta e penna, scrivendo una lettera che qui riportiamo integralmente:  

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“Il mio fidanzato ed io vorremmo chiarire alcune falsità che sono state diffuse riguardo a noi, in merito al nostro al matrimonio e al nostro viaggio a Modena, in Italia, per prendere parte al Festival della Giustizia Penale, ospitati dall’Italy Innocence Project. L’Italy Innocence Project è stato molto generoso nel fornirci una camera di hotel e l’assistenza di un professionista della sicurezza per la durata della nostra permanenza. Si sono offerti di rimborsarci un quarto delle spese del nostro volo e io non ho chiesto loro di coprire il resto. Abbiamo speso più di diecimila dollari in precauzioni necessarie per la mia sicurezza e per evitare molestie.  Ci siamo dovuti organizzare per un altro alloggio per mia madre e per le spese del suo viaggio, lei era un supporto emotivo necessario in questo traumatico viaggio.

Il viaggio ha rappresentato un contraccolpo finanziario per noi e siamo stati costretti ad utilizzare soldi che stavamo risparmiando  per realizzare il nostro matrimonio. Ma per supportare l’Italy Innocence Project ne è valsa la pena, ed io resto grata per il loro supporto e per il loro invito a parlare del processo mediatico e delle condanne ingiuste. Riguardo al nostro imminente matrimonio: abbiamo presentato le carte per essere legalmente sposati a dicembre dello scorso anno per semplificare la questioni di tassi e dell’assicurazione, ma non abbiamo ancora celebrato il nostro matrimonio insieme ai nostri cari. Questo non dovrebbe essere più choccante del fatto che viviamo insieme da anni. Il nostro matrimonio si terrà il 29 febbraio del 2020. Stiamo pagando per tutto autonomamente.

E come fanno molte giovani coppie oggi, abbiamo sostituito la tradizionale lista nozze con una raccolta fondi. Migliaia di persone fanno questo ogni anno perché la lista di nozze è ormai fuori moda, le coppie che vivono già insieme non hanno bisogno di stoviglie o del tostapane. Questa pratica è così comune che popolari siti web come www.theknot.com ospitano pagine dedicate ai matrimoni e registri dei fondi. Le pagine ‘Rsvp’  sono protette da una password e quelle dei registri non lo sono. Anche questo è normale. Abbiamo condiviso la nostra ‘story’ sul matrimonio sui social, ma non abbiamo pubblicizzato il nostro registro o chiesto a sconosciuti di donare. I tabloid hanno diffuso la pagina del nostro registro e ora danno la colpa a noi per le loro azioni. Loro - i tabloid - accusano me di mentire in merito alle spese per il nostro viaggio per supportare l’Italy Innocence Project. Questo ‘scandalo’ è ancora un altro esempio di come i media traggano un irresponsabile profitto producendo indignazione. Questo è solo l’ultimo esempio del deliberato travisamento dei fatti e della distruzione della reputazione che subisco da quando sono stata spinta mio malgrado sotto i riflettori nel 2007. Questa è una violazione in flagrante dell’etica giornalistica, al costo dell’opportunità di informare le persone sulle cose che davvero contano- come le ingiuste condanne”.