Amarezza al Cimone: "Una beffa non aprire"

Il presidente del Consorzio. Magnani: "Non si ricorda. un dicembre così, senza gli. impianti la montagna muore"

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Sessanta centimetri di neve a Passo del Lupo, un fondo solido sui tracciati delle piste preparato con l’impiego dei cannoni e tutti gli impianti pronti in attesa del via. "Abbiamo la neve e non possiamo aprire. Sul Cimone non si ricordano condizioni di questo tipo per l’apertura dell’8 dicembre e non ci viene permesso di avviare la stagione, mentre in Austria, Slovenia e Svizzera aprono. È la beffa delle beffe. In questo modo si fa morire la montagna".

È lo sfogo amaro di Luciano Magnani, presidente del Consorzio Cimone, che prevede l’inverno 2020 – 2021 lungo e molto nevoso. "Gli scienziati sono concordi sul fatto che il clima stia cambiando. Nel 2020, le stagioni sono ritornate come quelle di una volta, cioè vere. E se la saggezza antica sarà rispettata, oggi (ieri per chi legge, ndr) è Santa Bibiana e il proverbio recita che nevicherà per quaranta giorni e una settimana. Alla fine di giugno vedremo ancora un poco di neve sulla vetta del Cimone".

Erano quattro anni che il Cimone non riusciva ad aprire gli impianti per la festività dell’Immacolata a causa della penuria di neve, mentre quest’anno la situazione si è presentata come ai vecchi tempi.

"Il governo non ci dà la possibilità di aprire anche avendo presentato tutti i protocolli. Mi dispiace che loro abbiano confuso l’estate, la movida, con lo sci. Lo sci non è divertimento, è un’attività economica che produce lavoro anche a un vasto indotto. Non dimentichiamo quanti lavoratori stagionali, maestri di sci compresi, si trovano a casa. Lavorano solo se gli impianti funzionano. Se lo Stato e le Regioni non concederanno sussidi a tutte le categorie interessate, e in particolare per gli impianti, sarà il tracollo. Le persone vengono in montagna se funzionano gli impianti. Possiamo organizzare ciaspolate, camminate, gare in slitta, ma non compensano minimamente quanto viene a mancare.

Ho appena saputo che la Regione Abruzzo ha deliberato 3 milioni di euro per le stazioni invernali, per noi sarebbe il massimo. Mi fido del presidente della Regione Emilia Romagna Bonaccini che ha assicurato ristori per la montagna".

E a proposito di questi ristori, al Cimone non ne sono arrivati a seguito dello scorso lockdown. E’ così?

"Oltre a perdere per il covid da 1,3 a 1,5 milioni di incasso negli impianti non abbiamo preso nessun sussidio dal Governo, perché hanno adottato come riferimento aprile. Unico contributo ricevuto è l’aumento per la manutenzione e la gestione concesso dalla Regione che ringrazio".

Per essere pronti ad aprire gli impianti, il Consorzio del Cimone ha sostenuto però costi ingenti...

"Finita la stagione passata abbiamo iniziato subito a lavorare sulle piste, a fare la manutenzione dei gatti, a migliorare e potenziare ulteriormente gli impianti di innevamento ed altro, per un costo di oltre 400 mila euro. Se non arriveranno sussidi la montagna morirà".

Walter Bellisi