"Amicizia e razzismo, temi sempre attuali"

Milena Vukotic stasera e domani al teatro Michelangelo con ‘A spasso con Daisy’. "È una lezione sulla consapevolezza nei rapporti"

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Talento, grazia, eleganza. La storia professionale di Milena Vukotic è intrecciata con la storia del cinema italiano e mondiale. E questa volta sarà la protagonista di ‘A spasso con Daisy’, in scena al teatro Michelangelo questa sera e domani. Attrice, ma prima ancora danzatrice e musicista.

Come iniziò la sua carriera?

"Studiando danza a Londra, poi cinque anni al Conservatorio di Parigi e tre anni e mezzo in una compagnia internazionale di danza, in giro per grandi teatri, durante i quali ho iniziato con il teatro. Finché, dopo aver visto La Strada di Fellini, ho deciso di trasferirmi a Roma con la speranza di poterlo incontrare e lavorarci".

Il suo è stato un grande contributo alla storia del cinema. Fellini, Scola, Wertmuller, Bunuel, solo per citare alcuni registi con cui ha lavorato.

"Mi sento privilegiata, ho avuto la fortuna di poter partecipare alle opere di questi grandi, di poter essere nel grande cinema italiano e mondiale. Faccio un lavoro che amo, con ogni regista è un viaggio a sé, un essere partecipe di personalità molto svariate fra loro. Per non parlare dei vari Fantozzi, che per me sono stati molto importanti, così come poter lavorare al fianco di Paolo Villaggio. E nonostante uno pensi che sia solo cinema commerciale per me è stata una bellissima avventura dove ho imparato tanto".

Oltre alla Pina Fantozzi, tra i tanti ruoli che ha interpretato ce n’è uno a cui è più affezionata?

"Tutti mi hanno dato qualcosa. Però mi sono trasferita a Roma dopo aver visto ‘La strada’ di Fellini, è quello che mi ha dato la spinta per iniziare questo percorso a 25 anni, cambiando la direzione che la mia vita aveva preso, con la danza. Fellini è stato il mio faro".

E ora è a teatro con ‘A spasso con Daisy’.

"Dietro a questo personaggio bizzarro, scontroso c’è una donna che si potrebbe definire una femminista ante litteram, che vuole imporsi affinché non le venga tolta la sua libertà. Nel rapporto con l’autista, nelle vesti di Salvatore Marino, impostole dal figlio, è aggressiva e prepotente, per poi alla fine, trascorsi molti anni, riconoscerlo come suo migliore amico. È una lezione sui rapporti e sulla possibilità di sviluppare la nostra consapevolezza".

È uno spettacolo attuale?

"Sì, non è cambiato niente. Abbiamo fatto progressi nel campo della scienza, abbiamo mandato l’uomo sulla luna, ma il razzismo è sempre presente ovunque. Basti pensare che stiamo vivendo delle guerre che mostrano l’impossibilità di vivere insieme, di accettarsi. E questo è molto triste, dovremmo essere oltre, ma non lo siamo".

Sofia Silingardi