«Anche noi vittime di manipolazioni»

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«CONTINUO a chiedermi il perché della ‘vicenda pedofili’ della Bassa. Dopo i fatti sconvolgenti di Reggio Emilia, purtroppo ci risiamo. Si sono usati ancora una volta bambini indifesi e famiglie fragili. Sono grata al ministro della Famiglia Michele Fontana, ho letto che istituirà una Commissione d’inchiesta».

Selena B. vive nel Reggiano, in quella parte d’Emilia balzata ieri, drammaticamente, sulla cronaca nazionale. È mamma di due bellissime bambine. Una mattina del 12 novembre ’98, quando era minorenn, venne allontanata dalla sua casa di Massa Finalese assieme ad altri quindici bambini tra cui i quattro fratellini Covezzi. Sul padre, assolto, e risarcito, pendeva l’accusa di pedofilia. Vent’anni dopo, alla luce di quanto sta emergendo nel Reggiano, Selena B. racconta: «Le psicologhe e le assistenti sociali dell’Ausl ci manipolavano, non abbiamo mai subito abusi». Selena B. è una di questi ex bambini che hanno deciso di rompere il velo di timore. Nel maggio del 2017, dopo 19 lunghi anni, ha composto il numero della sua casa di Massa, riabbracciando così, poco dopo, il fratello, la mamma e il papà, purtroppo mancato lo scorso autunno. «Ho trascorso con lui otto mesi felici, mi manca tanto. Dopo averlo ritrovato, l’ho perduto di nuovo».

SELENA, che effetto le fa leggere della vicenda Reggiana?

«Terribile. Sto cercando di documentarmi in modo più approfondito, ma da quanto ho letto sembra in parte una fotocopia di quanto accaduto nella Bassa modenese. A Reggio i colpevoli sono stati assicurati alla giustizia».

Vede dei legami con il caso pedofili di Modena?

«Non mi permetto di fare considerazioni in merito, ma chi ha sbagliato non può restare impunito, non cerco vendetta ma giustizia. Sono state rovinate intere famiglie. Noi bambini siamo stati allontanati dai nostri genitori, strappati da scuola, dagli amici. Un trauma che non ha eguali e il tutto perché? Perché? La domanda è senza risposta. Mia mamma non è mai stata indagata, perché allora non lasciarmi con lei considerato che i miei genitori vivevano separati?».

Una follia quella di strapparvi al contesto familiare?

«Sì. Una follia. Potevano darci in affido ai nonni, agli zii invece di consegnarci a famiglie affidatarie mai viste prima. Come si può fare il bene di un bambino strappandolo agli affetti più cari?».

Si aspetta le scuse di qualcuno?

«Dubito che mai arriveranno, non mi interessano però. Credo molto nella giustizia e l’operazione ‘Angeli e Demoni’ condotta dai carabinieri di Reggio Emilia mi consente di guardare al futuro con speranza. Fatti simili non devono accadere mai più. Anche nella vicenda Reggiana, i bambini venivano privati dei regali e delle lettere dei genitori, trovati accatastati in un magazzino».

Anche a voi capitò la stessa cosa?

«Il metodo usato è lo stesso, creare piazza pulita intorno ai minori».