Andi Grori morto a 22 anni nell'incidente a Castelfranco, gravi gli amici

Mercedes contro un albero a Gaggio. "Esperto di motori, inspiegabile"

Andi Grori, morto nell’incidente avvenuto a Castelfranco

Andi Grori, morto nell’incidente avvenuto a Castelfranco

Modena, 6 ottobre 2019 - Sull’asfalto sono ancora visibili le tracce della frenata, due segni neri che da destra a sinistra si dirigono contro un albero, ora scorticato alla base. Nell’impatto, violentissimo, il tronco è penetrato nel muso dell’auto – una ‘Mercedes 320 Cdi’ – quasi fino al cambio, uccidendo sul colpo il conducente, il 22enne Andi Grori, e ferendo gravemente gli altri due passeggeri, di 20 e 21 anni. I tre amici, tutti residenti a Castelfranco, avevano passato il venerdì sera insieme: Andi, originario di Tirana, stava riaccompagnando a casa i suoi coeatenei. Erano le 4.30 del mattino, la vettura procedeva lungo via Mavora in direzione di Gaggio. Ma a poche decine di metri dall’abitato, l’auto in una semicurva ha scartato all’improvviso sulla sua sinistra e si è schiantata contro una pianta. Sul posto sono intervenuti poco dopo il 118, i vigili del fuoco e i carabinieri, che poi si sono occupati dei rilievi. Ma per Andi non c’è stato nulla da fare: era già deceduto all’arrivo dei soccorritori. Il più giovane dei tre, un 20enne di origini romene, è invece finito a Baggiovara in prognosi riservata con diverse fratture e un forte trauma toracico: a quanto pare le sue probabilità di farcela sono ottime. Più critica la situazione del 21enne, trasportato al Maggiore in terapia intensiva con l’elisoccorso: la sue condizioni sono gravissime ed è in serio pericolo. «Andi era splendido, un ragazzo in gamba con un grande futuro davanti a sè – hanno detto i parenti di Grori, che ieri mattina dopo la tragedia hanno raggiunto l’appartamento di via Bramante in cui abitava con la famiglia –. Aveva la testa sulle spalle, non beveva mai prima di mettersi al volante. Ancora non capiamo come possa essere successo». Saranno i carabinieri, come detto, a dover ricostuire la dinamica dell’incidente, che sarà poi integrata dagli esiti dell’autopsia. Ad ogni modo le prime considerazione lasciano aperta l’ipotesi del colpo di sonno. Perché è vero che ci sono le tracce di una frenata, ma i segni dei pneumatici sull’asfalto sono lineari e poco marcati, elementi compatibili con una presa di coscienza molto tardiva per un conducente ben sveglio. Andi lavorava da alcuni anni nella concessionaria Giorgio Ferrari, alla Fossalta: i motori erano la sua passione più grande. «Era uno dei miei ragazzi più brillanti, una persona stupenda – lo ha ricordato ieri Marco Valbonesi, service manager dell’azienda – lo abbiamo coltivato fin dal tirocinio delle scuole superiori perché sull’elettronica delle auto era bravissimo. Avrebbe fatto una grande carriera qua dentro. Solo la sera prima ci stavo scherzando con lui... Ancora non riesco a crederci».

LEGGI ANCHE Mortale a Gorghetto di Bomporto, muore un quarantenne