Omicidio Castelfranco Emilia, chi era la vittima

Angelo Scalea abitava a Bologna

Omicidio Castelfranco Emilia, la vittima è Angelo Scalea (FotoFiocchi)

Omicidio Castelfranco Emilia, la vittima è Angelo Scalea (FotoFiocchi)

Castelfranco Emilia (Modena), 11 maggio 2019 - «Mi scusi. Sono sconvolta. L’ho visto giovedì mattina Angelo. Era in divisa, stava andando al lavoro. Ci siamo salutati come sempre. Era tanto un brav’uomo. Non ci posso credere che sia morto (video) così». La professoressa che abita al quinto piano del palazzo di via Po, periferia est di Bologna, lo conosceva Angelo Gabriele Scalea. Lo vedeva quasi ogni giorno uscire, con la divisa della società di vigilanza privata per cui lavorava, e andare a prendere servizio. L’ultima volta l’ha incontrato l’altra mattina, una decina di ore prima che qualcuno lo uccidesse, in un’area di sosta sull’A1, a Castelfranco (foto).

Scalea, 51 anni, era nato in Svizzera ma da diversi anni viveva a Bologna. Da cinque si era trasferito in quel palazzo del quartiere Savena, dove condivideva l’appartamento con altri due uomini, due militari. Come guardia giurata lavorava sia nel vicino supermercato Esselunga di via Guelfa, sia nella boutique di Vuitton in galleria Cavour. «Una bravissima persona, simpatico. Ci fermavamo a parlare del più e del meno sotto al palazzo. Ma pensi, non sapevo neppure come si chiamasse di cognome», continua un altro condomino. La notizia della morte del cinquantunenne, in questo palazzo grande e discreto, dove, al di là della cortesia, tutti si fanno gli affari propri, è arrivata nella tarda mattinata di ieri. I due coinquilini di Scalea in casa in questi giorni non ci sono, partiti per una breve vacanza in Sardegna. 

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Lui, giovedì sera è uscito. E, con la sua auto, una Golf, è arrivato fino alla piazzola dell’autostrada a Castelfranco, per incontrare qualcuno. E questo qualcuno, al termine di una lite, lo ha ucciso. Ora la Squadra mobile sta lavorando per capire chi sia questo qualcuno, mentre anche nell’ambiente delle guardie giurate bolognesi, tra chi lo conosceva, c’è sconcerto: «Era un omone, grosso e sempre perfettamente rasato – racconta un collega –. Simpaticissimo, con uno sguardo buono. Dispiace che lo abbiano spento».

AGGIORNAMENTO Prima il malore, poi la cadita dal tir