Anziani, boom di maltrattamenti e abbandoni "La pandemia li ha isolati, è urgente intervenire"

Il geriatra Andrea Fabbo: "Tante le segnalazioni di abusi che avvengono prevalentemente tra le mura domestiche"

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di Paolo Tomassone

Un anziano su cinque ha subìto un abuso: abbandono, negligenza, dispetti, truffe finanziarie, maltrattamenti psicologici e fisici per mano di familiari o badanti. Maltrattamenti – il più delle volte consumati tra le mura domestiche – che durante la pandemia sono cresciuti in modo esponenziale, dal momento che le persone più fragili sono state costrette a passare più tempo a casa e a dipendere di più dagli altri per le cure quotidiane. L’allarme lo lancia la Società italiana di Gerontologia e Geriatria che, in occasione della Giornata mondiale della consapevolezza del maltrattamento agli anziani celebrata ieri, ha realizzato un manifesto.

A Modena non esiste un’indagine specifica, ma i dati sono in tendenza con quelli del resto d’Italia, come conferma il direttore della struttura operativa complessa di Geriatria - Disturbi Cognitivi e Demenze della Ausl¸ Andrea Fabbo (nella foto).

Direttore, che tipo di maltrattamenti si verificano abitualmente?

"Abbiamo segnalazioni di abusi psicologici nei confronti di persone con disturbi cognitivi come la demenza. Si tratta di atteggiamenti il più delle volte legati alla stanchezza da parte dei familiari o dei lavoratori che sono sottoposti a un periodo di forte stress. Purtroppo si tratta di un problema sottostimato anche nella nostra provincia".

Dove avvengono soprattutto gli abusi?

"Nell’ambiente familiare si registrano violenze prevalentemente di carattere psicologico, come il non riconoscimento della persona anziana, il non tenere conto della sua dignità e dei problemi che vive quotidianamente sulla propria pelle. Possono essere atteggiamenti di trascuratezza o di negazione di un diritto dell’anziano – anche solo quello di portarlo a fare un giro a piedi fuori casa – giustificandosi e dicendo che ‘non è in grado di capire’ e quindi decidendo al posto suo. Questi comportamenti con l’emergenza Covid sono aumentati".

Comportamenti che possono sfociare in vere e proprie violenze fisiche?

"Sì, in alcuni casi si possono verificare anche maltrattamenti materiali o comunque atteggiamenti non sempre adeguati magari da parte di badanti o assistenti. In quel caso noi segnaliamo gli episodi ai servizi sociali che intervengono".

Perché dentro le mura domestiche avvengono violenze nei confronti di una persona debole?

"È quello che cerchiamo di capire, lavorando accanto ai servizi sociali, durante una visita alla famiglia della persona anziana dopo aver ricevuto una segnalazione. In alcuni casi si tratta di una disattenzione e non proprio di un abuso, in ogni caso dialogando con i parenti cerchiamo di comprendere le ragioni che hanno generato quell’abuso. A volte viene fatto in maniera inconsapevole per mancanza di competenze e per insensibilità, altre volte è causato da un periodo di forte stress lavorativo. Alcune ricerche hanno dimostrato che familiari che assistono parenti con una demenza, oltre a essere stressati manifestano stanchezza che poi porta abuso".

Come si fa ad arginare questo problema?

"Innanzitutto bisogna riconoscerlo. Abbiamo pochi strumenti a disposizione, ma quei pochi ci devono servire per visitare le famiglie, entrare in contatto con loro e conoscerle. Dobbiamo avere un atteggiamento ‘pro-attivo’ cercando di intercettare situazioni di fragilità e disagio".

Con che forze va affrontata questa urgenza?

"Il tema, lo ripeto, esisteva da prima e la pandemia non ha fatto altro che accentuarlo. Io penso che i giovani, solitamente poco attenti agli anziani e alle loro esigenze, potrebbero quantomeno conoscere in maniera più approfondita il problema. Potrebbe darci una mano anche il mondo del volontariato, anche se in questo momento è più complesso organizzare certi tipi di interventi".