
Un mix di farmaci somministrati in dosi massicce che, dopo giorni di agonia, lo portò al decesso. E’ arrivata ieri in tribunale la pesante condanna nei confronti della coppia accusata dell’omicidio di Rocco De Salvatore, il pensionato di 74 anni trovato senza vita nella sua casa di Massa Finalese il 31 luglio dello scorso anno. Per Samia El Harim, accusata di omicidio preterintenzionale e maltrattamenti aggravati, la pena è più severa rispetto a quella chiesta dalla pubblica accusa. La 37enne di origini marocchine, infatti, è stata condannata a 12 anni di carcere dalla Corte D’Assise, mentre il pm ne aveva chiesti undici. Sei anni e dieci mesi invece per Angelo Barbato, per i quali ne erano stati chiesti sette.
Secondo le accuse, suffragate dalle certosine indagini dei carabinieri, la donna – che in passato era stata legata sentimentalmente al pensionato – e l’amico 40enne avrebbero somministrato a De Salvatore ingenti quantitativi di psicofarmaci nel tempo fino a provocarne il decesso e al fine di utilizzare liberamente i suoi ‘averi’, ovvero casa e macchina. Al termine del processo, però, in aula si sono registrati momenti di tensione e violenza. La famiglia della vittima, parte civile al processo, si è scagliata contro Barbato contestando la sentenza giudicata troppo lieve. In particolare un parente di De Salvatore ha scagliato contro l’imputato una sedia dopo che i figli avevano a loro volta cercato di aggredirlo. Il presidente della giuria, il giudice Liccardo, ne ha chiesto l’arresto e ha chiamato i carabinieri. "E’ da un anno e mezzo che soffriamo e ora assistiamo a una condanna a soli sei anni – hanno affermato le figlie della vittima – lui (l‘imputato, ndr) ci ha pure denunciato ingiustamente. Mi aspettavo di più". "Se ho sbagliato chiedo scusa alla gente presente – ha affermato l’altra sorella, che si è scagliata contro l’imputato – ma io non sono quella che avete visto oggi". Secondo l’avvocato di parte civile, Marco Ferraresi, la sentenza è stata corretta. "Per Barbato sono stati più miti ma questo può essere giustificato da un ‘ruolo’ meno grave. L’imputata è stata punita severamente: evidentemente ha sfruttato il rapporto con la vittima e ha potuto mettere in piedi questo sequestro di persona: è stato narcotizzato per tre giorni ed era pieno di lesioni ma non sappiamo fino a che punto siano state volontariamente prodotte. Certamente una vicenda inqualificabile in cui riesco a capire la sorpresa dei parenti per la pena data a Barbato ma non si doveva arrivare ad una cosa del genere". L’avvocato Roberto Neri, che difende l’imputato, ha affermato: "Daremo lettura della motivazione e sicuramente faremo appello. Il reato più grave era la rapina aggravata, derubricata in furto aggravato. Sei anni e 10 mesi con la concessione delle generiche. Il ruolo marginale è comunque emerso: noi avevamo chiesto l’assoluzione ritenendo che all’imputato non sia attribuibili i fatti contestati nel capo di imputazione". Ieri l’imputato è stato trasportato in ospedale per accertamenti. Secondo Annibale Bove, l’avvocato della principale imputata, "essendo la 37enne stata assolta dalla rapina, è venuto meno il movente dell’omicidio preterintenzionale. Per quale motivo lo hanno addormentato se è venuta meno la rapina? Attendiamo le motivazioni per depositare l’appello, ma questo mi fa ben sperare.
Secondo il nostro consulente di parte, la tossicologa dottoressa Pascale Basilicata, la dose di psicofarmaci inoltre non era tale da cagionare la morte".
Valentina Reggiani