"Apparecchiature che salveranno molte vite"

Piero Ferrari, figlio del Drake, ha regalato alla terapia intensiva di Baggiovara due super macchine: "Voglio aiutare la mia città".

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"In quei giorni tutti eravamo terrorizzati, non capivamo bene che cosa stesse succedendo. Io ero chiuso in casa, come tutti quanti del resto, e mi sono chiesto: cosa posso fare per la mia città? Cosa posso fare per aiutare chi sta lottando contro il virus? Allora mi sono convinto a chiamare in ospedale per chiedere a loro di che cosa c’era maggiormente bisogno".

Piero Ferrari la considera una "cosa molto semplice". Ma consente all’Azienda ospedaliero-universitaria di posizionarsi ai primi posti nella cura dei pazienti malati di Covid-19. I due macchinari che il vicepresidente della Ferrari ha donato all’ospedale sono – all’apparenza – di quelli che ci siamo abituati a vedere in tv durante l’emergenza. In realtà si tratta di ‘gioielli’ unici, presenti in solo due ospedali in Italia, e uno è quello di Baggiovara. "Quando l’ingegner Ferrari mi ha telefonato eravamo in uno dei momenti peggiori dell’emergenza – ricorda Elisabetta Bertellini, direttore della Terapia intensiva di Baggiovara –. La sua disponibilità è stata di supporto per tutti noi impegnati giorno e notte in reparto. Ci siamo detti: allora ce la possiamo fare". Il primo dispositivo serve per il monitoraggio avanzato della persona ricoverata in Terapia intensiva: grazie all’intelligenza artificiale, la macchina è in grado di apprendere automaticamente sulla base dei parametri clinici del paziente e persino di prevedere eventuali complicazioni. La seconda invece è una macchina per l’intubazione videoassistita che consente ai medici di eseguire contemporaneamente delle complesse procedure operative di tipo broncoscopico. "Consente il massimo supporto decisionale ai professionisti – spiega Claudio Conti, responsabile del settore Aree critiche dell’azienda – e quindi la migliore cura possibile per il paziente complesso a qualsiasi livello di criticità".

L’eccellenza della medicina entra ancora una volta nelle corsie dell’ospedale, grazie alla donazione di un’altra eccellenza italiana e modenese, come la Ferrari. "Negli anni ’80 Enzo Ferrari ci donò la prima risonanza magnetica – ricorda il rettore dell’università, Carlo Adolfo Porro – e nel 2018 suo figlio Piero ne ha acquistata un’altra. Queste due nuove donazioni confermano la sensibilità sociale e la grande attenzione al tema del rinnovamento tecnologico di Ferrari". Del rapporto tra sanità pubblica e mondo imprenditoriale si sofferma anche Claudio Vagnini, nel suo primo giorno di lavoro a da direttore generale dell’Aou: "Se il sistema pubblico può essere aiutato da qualcuno lo può proprio grazie ai privati, come la Ferrari. Nonostante i tanti aiuti arrivati in questi mesi, l’emergenza Covid ha fatto vedere quanto abbiamo bisogno del sistema privato. Siamo pronti ad accettare a braccia aperte il contributo delle imprese, prevedendo anche la possibilità di presentare insieme a loro progetti utili per tutti".

Sin dai giorni drammatici dell’emergenza più acuta, il territorio modenese ha dimostrato "generosità e altruismo". Infatti, secondo il sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli, "ciascuno nel proprio ruolo e a seconda della propria disponibilità di tempo ed economica, ha portato qualcosa al bene comune: dalle donazioni sino al rispetto delle regole per metterci alle spalle il dramma e aiutare medici e infermieri impegnati per tutti noi. La donazione di Ferrari è un nuovo esempio di questa passione civile del nostro territorio, che è unito e sa affrontare con compattezza anche i momenti più difficili".

Paolo Tomassone