Quasi cento anni di attività e 3 generazioni; un pezzo di storia del paese dove il cliente sa di trovare sempre prodotti di prima qualità. Varcando quella porta, ci si ritrova in un vero paradiso dell’enogastronomia emiliana, tra tortellini, erbazzone, salumi e formaggi. Ora però, la favola della Bottega dell’Acquabuona, pietra miliare nel tragitto tra Sant’Antonio e Pavullo, rischia di essere arrivata ai titoli di coda: non per gli effetti della crisi, ma per le condizioni di salute purtroppo di uno dei due coniugi titolari. A meno che qualcuno ("magari un giovane"...) non si offra disponibile a rilevare la storica attività fondata nel 1929 da Giuseppe Ferrari, nonno e omonimo dell’attuale proprietario. Il messaggio apparso qualche giorno fa davanti al banco frigo suona come un appello, più che un semplice avviso: "Con immenso dispiacere lo staff comunica che, causa l’acutizzarsi di problematiche di salute del titolare, l’attività verrà chiusa presumibilmente entro i primi mesi del 2023. Se un nucleo familiare (esperto del settore o anche senza esperienza) fosse interessato a portare avanti l’attività, verrà dato tutto il supporto necessario e trasmessa l’esperienza accumulata in tanti anni di lavoro". Dal 1929 l’attività, che oltre alle specialità enogastronomiche ha anche la licenza per la vendita dei tabacchi, non ha mai abbassato definitivamente la serranda, fornendo un importante servizio non solo a tutti i pendolari, ma soprattutto alla fidata clientela cresciuta anno dopo anno. Unica parentesi di stop era stata tra giugno 2019 e dicembre 2020: "Avevamo deciso di fermarci per rinnovare i locali e il fabbricato – racconta il titolare Giuseppe Ferrari, 69 anni –. Poi sono subentrati problemi abbastanza seri al ginocchio di mia moglie, quindi di conseguenza ci siamo trovati costretti a prendere questa decisione. Ad ora abbiamo trovato alcune persone interessate, ma di concreto non c’è veramente nulla". Nonostante gli aumenti dei costi energetici e delle materie prime, oltre al difficile periodo segnato dal Covid e subentrato proprio pochi mesi dopo l’investimento di ristrutturazione, la piccola bottega ha continuato a sopravvivere: "Per contenere un po’ i costi, attualmente lavoriamo 14-15 ore al giorno. Una realtà come Pavullo, purtroppo, ha risentito dell’avvento della grande distribuzione; dal 2020, quando abbiamo rinnovato i locali, abbiamo scelto di offrire solo determinati prodotti che riteniamo di qualità, primi fra tutti, la pasta fresca". Come detto, la storia della bottega della famiglia Ferrari ha radici lontane. L’attuale titolare Giuseppe subentrò al padre Vittorino nei primi anni ‘70, interrompendo gli studi in ingegneria per affiancare la madre, rimasta prematuramente vedova, nella gestione della bottega. Riccardo Pugliese