Navigando nel grande mare della musica, si può approdare felicemente a nuove isole, anzi ad ’Arcipelaghi sonori’, come il festival internazionale di musica etnica, giunto alla 21ª edizione, che si rinnoverà stasera e domani al parco di Villa Boschetti a San Cesario. Due serate per altrettanti concerti (a ingresso gratuito) dedicati a sonorità ‘altre’ e alla scoperta di mondi folk e popolari di orizzonti diversi.
Si partirà appunto stasera alle 21 con i Motus Laevus, quartetto composto da Luca Falomi, Edmondo Romano, Tina Omerzo e Max Trabucco: in questo progetto coesistono suoni e linguaggi, quasi un melting pot fra antico e moderno, fra l’acustico e l’elettrico, fra la world music e il jazz contemporaneo. "Motus Laevus in latino ha numerosi significati e interpretazioni: tradotto alla lettera significa ‘movimento inverso’ ma possiamo leggervi anche ‘senso antiorario’ o ‘moto sinistro’, nell’accezione positiva attribuita dai latini all’oriente – spiegano i musicisti –. Tutto e il contrario di tutto, a sottolineare il fatto che le parole, come la musica, racchiudono in sé molteplici direzioni e forme, nel tempo e nel luogo, un mondo senza confini" Dunque canti sloveni e cultura europea si fondono con danze nordfricane e orientali, e brani dell’est dai tempi composti si miscelano a scale mediorientali greco turche.
Domani sera, invece, si viaggerà verso il Giappone, terra del Sol Levante, con i KyoShinDo, una formazione italiana che pratica la spettacolare arte delle percussioni giapponesi Taiko. Sono già vent’anni che il gruppo ha avviato la sua attività sulle alture dell’Appennino ligure: la formazione artistica è avvenuta con la guida di alcuni maestri, fra cui Kurumaya Masaaki, rappresentante dello stile tradizionale Mitsuuchi della regione Hokuriku, e Joji Hirota, compositore e percussionista eclettico. Anche i tamburi del gruppo sono stati realizzati a mano sulla base di metodi tradizionali, poi arricchiti con alcune tecniche originali. "Lo studio del Taiko è per noi allo stesso tempo adesione alla tradizione e slancio verso l’innovazione – sottolineano i KyoShinDo –. Rielaboriamo lo stile tradizionale in una forma originale, spingendo i limiti del taiko in un contesto nuovo e contemporaneo".