Arte, i tesori requisiti raccontano la loro storia

La nuova mostra della Biblioteca Estense ci porta indietro nel temp alla fine del ’700 Napoleone e il suo esercito ’prelevarono’ quadri e volumi

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Nei giorni in cui da New York, dal Metropolitan Museum, arriva la notizia della restituzione di 21 preziose opere d’arte, arriva puntuale una mostra alla sala Campori della Biblioteca Estense che analizza il tema di "requisizioni" e "restituzioni". Con il primo termine, in genere, si fa riferimento a Napoleone che anche a Modena, alla Galleria Estense, sul finire del ‘700, prelevò numerosi quadri poi in parte ritornati sotto la Ghirlandina. Ma ora la mostra "Tesori che ritornano in patria. Giustizia ed eredità culturale", visitabile fino al prossimo 7 gennaio, va oltre: racconta che l’esercito napoleonico si "autoregalò" nel 1796 anche preziosissimi volumi dell’Estense, all’epoca a Palazzo Ducale e solo in piccola parte nel 1815 rientrati in edizione originale. Non solo, lungo il percorso, sono ricordati anche prelievi che fece lo stesso duca Francesco V d’Este quando l’11 giugno 1859 era in direzione Catajo e poi Vienna e pure la donazione di due manoscritti che Mussolini nel 1927 regalò all’Ungheria.

"Ogni anno in occasione del Festival Filosofia – spiegano la direttrice Martina Bagnoli e la responsabile della biblioteca Grazia Maria De Rubeis – indaghiamo aspetti importanti e magari poco conosciuti relativi al nostro ingente patrimonio. Questa mostra la volevamo da tempo perché il tema delle restituzioni è di estrema attualità perciò abbiamo scelto alcuni dei nostri maggiori capolavori librari, opere antichissime fin dall’epoca greca, manoscritti, codici miniati". E’ la curatrice Nadia de Lutio ad accompagnarci lungo il percorso, composto da una quarantina di pezzi tra cui oltre ai libri ci sono anche numerosi documenti con autorizzazioni per procedere alla selezione e al prelievo, lasciapassare per concludere le operazioni di restituzione, minute di comunicazioni ufficiali e relazioni.

La curatrice parte dai pezzi principali: "Abbiamo esposto qui a esempio splendidi esemplari di manoscritti latini come il De bello Gallico di Cesare o le numerose opere di Cicerone, manoscritti greci come l’Evangelistario del X secolo o l’Epitome di Zonara e manoscritti orientali come la Liturgia poliglotta, con testi perfino in armeno. Tra gli incunaboli, opere quattrocentesche, si segnala il De civitate Dei di Agostino, edito a Roma nel 1468 da Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz nonché la Biblia Pauperum, prezioso esempio di Blockbuch. Unico volume a stampa presente è una cinquecentina d’eccezione: un esemplare a stampa, ma rarissima perché stampata su pergamena edita dal grande editore Aldo Manuzio nel 1501. Illustriamo inoltre l’asportazione di cimeli estensi ad opera di Francesco V nonché dei manoscritti un tempo del re d’Ungheria Mattia Corvino di proprietà estense che furono donati all’Ungheria per volere dell’imperatore d’Austria, rientrati nel 1923 e riusciti dall’Italia nel ’27". Info gallerie-estensi.beniculturali.it.

Stefano Luppi