"Avis, una grande famiglia in crescita"

Il presidente della sezione sassolese Stefano Tosi: "Neanche la pandemia ci ha fermati, siamo la terza realtà provinciale per donazioni"

Avis

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di Davide Vanni

Una storia lunga quasi ottant’anni. L’Avis e Sassuolo, nel tempo, hanno imparato a conoscersi, a sostenersi a vicenda e a crescere insieme. "Questa associazione è nata nel primo dopoguerra, da un gruppo di persone determinate ad aggregare i pochi convinti nel propugnare l’opportunità di donare il sangue. Hanno dovuto superare difficoltà enormi, sia dal punto di vista finanziario che di contatto con la cittadinanza. La conservazione e la distribuzione del sangue, allora, era ritenuta una cosa fuori dal mondo". Stefano Tosi, presidente della sede sassolese, ripercorre le tappe fondamentali dell’Associazione Italiana Volontari del Sangue, nel territorio del distretto ceramico.

"Piano piano la cosa ha preso piede, la diffidenza iniziale è diminuita e abbiamo avuto parecchie sedi in città, tutte quante concesse dal Comune – ha spiegato – Poi, circa 8 anni fa, abbiamo deciso di farci la nostra sede. Possiamo descrivere, ironicamente, come un colpo di follia acuta la scelta di acquistare, attraverso un mutuo, le mura della struttura in cui ci troviamo oggi. Se posso dirlo, è la sede più bella di tutta la provincia di Modena".

Seicento metri quadrati, all’interno dei quali troviamo una ampia sala prelievi, composta da 15 lettini, ed una zona ristoro confortevole, dove, dopo le trasfusioni, i donatori possono concedersi la colazione offerta dall’associazione.

"Oltre ai 2.271 donatori, infatti, contiamo una cinquantina di volontari – ha continuato Tosi – i quali, ogni volta che apre la sala prelievi, sono disponibili al bancone del bar. Non solo, alcuni di loro, sotto la mia direzione, si occupano di prendere gli appuntamenti ed organizzare la turnazione delle donazioni. Infine, abbiamo anche un buon numero di persone pronte ad andare nelle piazze, con i nostri banchetti, per pubblicizzare e far conoscere l’Avis e le sue attività. Se non ci fossero i volontari, andrebbero creati".

Il numero delle tessere associative è in crescita costante. L’andamento positivo delle adesioni non si è arrestato neanche davanti alla pandemia. L’utilizzo delle mascherine ffp2, il distanziamento sociale e il triage esterno, utile allo screening dei donatori, sono stati i primi strumenti adottati nella sede sassolese per contrastare il Covid: "Durante il primo lockdown la nostra paura era quella di riscontrare un crollo verticale delle donazioni – ha ricordato il presidente – Invece è andata diversamente. A livello numerico siamo cresciuti rispetto al 2019. È stato un periodo piuttosto complicato, ma lo abbiamo superato seguendo, molto seriamente, le disposizioni nazionali".

Coesione, ironia, e dedizione alla causa sono percettibili nel modo in cui Stefano Tosi parla della sua squadra, e forse, proprio queste caratteristiche sono il segreto del successo dell’Avis di Sassuolo. L’associazione, forte della sua organizzazione, guarda positivamente al futuro:

"Sempre per farci belli, in provincia siamo al terzo posto, dopo Modena e Carpi, nella raccolta di sangue. Nel 2021, abbiamo contribuito raccogliendo ben 5.676 sacche – ha concluso – Infine, stiamo lavorando molto bene con le scuole, abbiamo la possibilità di parlare ai ragazzi e convincerli ad entrare nella nostra associazione.

I giovani sono fondamentali, anche se, leggere il loro anno di nascita, per me, non è sempre piacevole. Potrebbero essere i miei pronipoti...".