Avvocatessa uccisa, dopo due condanne arriva l’ergastolo per Pasquale Concas

L’uomo ritenuto responsabile anche della morte di Elena Morandi trovata senza vita nel suo appartamento a settembre 2017

di Valentina Reggiani

Cercò in ogni modo di nascondere le tracce dell’ennesimo femminicidio, il terzo. Ma gli investigatori capirono subito che, dietro alla morte dell’avvocatessa Elena Morandi, c’erano le ‘mani’ del serial killer. Ieri Pasquale Concas, rinviato a giudizio per la morte della civilista trovata cadavere nella sua abitazione di via Boccabadati a Modena a seguito di un incendio a fine settembre 2017, è stato condannato all’ergastolo nell’ambito del processo con rito abbreviato. Parliamo del magazziniere sardo di 52 anni per il quale la Cassazione ha recentemente confermato 20 anni di carcere per l’omicidio della ragazza ungherese di 24 anni Arietta Mata, trovata cadavere nel gennaio 2018 lungo la ferrovia a Gaggio. Ma Concas aveva già ucciso in passato: negli anni novanta era stato condannato a 28 anni di carcere per l’omicidio di una pensionata ad Olbia, Loredana Gottardi, rapinata e sgozzata. Anche allora, come nel caso di Elena Morandi, Concas provò a dare fuoco alla casa dell’anziana al fine di inscenare un tragico incidente. Ma la giustizia, alla fine, gli ha presentato il conto. Il sardo, dopo la scarcerazione era arrivato a Modena per ricominciare una nuova vita. Non si era mai lasciato alle spalle, però, il vizio del gioco.

Il movente, infatti, in tutti e tre i delitti sarebbe stata la ricerca, forsennata, dei soldi e a qualunque costo. Secondo le indagini, svolte dalla squadra mobile, Concas uccise l’avvocatessa per rubarle il computer e pochi spiccioli, approfittandosi del suo stato di ubriachezza, che la rendeva ancora più fragile e comunque non in grado di difendersi da quello che riteneva il suo compagno. Infatti vittima e ‘carnefice’ avevano da poco intrapreso una relazione, dopo essersi conosciuti in un bar di Vaciglio. Quel giorno, il 24 settembre, Concas aveva raggiunto la compagna che – in base a quanto emerso in sede di autopsia – aveva abusato di alcolici e medicinali. Per sottrarle 300 euro e il pc il sadro l’aveva quindi stordita, colpendola con un oggetto contundente e aveva poi appiccato il fuoco. L’avvocatessa era morta per massicce inalazione dei fumi. Era stata trovata riversa a terra, nel suo appartamento. Le indagini avevano messo in luce come il 52enne avesse appiccato il fuoco nei pressi della testata del letto della donna proprio nel tentativo di assicurarsi l’impunità.

A incastrare l’uomo anche la sua scarsa conoscenza delle reazioni chimiche: Concas avrebbe chiuso porte e finestre pensando così di accelerare il processo di combustione ma togliendo al contrario ossigeno all’incendio. Questo aveva permesso ai pompieri di intervenire repentinamente nell’appartamento trovando l’abitazione invasa dal fumo ma non da quelle fiamme che forse avrebbero cancellato ogni traccia utile alle indagini. Per quanto riguarda l’omicidio di Arietta Mata, la prostituta ungherese trovata cadavere sui binari a Castelfranco Concas, secondo l’accusa, l’ammazzò per sfilarle dalle tasche quei 700 euro da giocare in una sala slot. Il magazziniere ora è stato condannato all’ergastolo non solo per omicidio volontario aggravato dai futili motivi ma anche per rapina e incendio, mentre è caduta l’accusa di tentata soppressione di cadavere.

"Ci siamo confrontati con un materiale probatorio molto articolato, convinti dell’innocenza del nostro assistito. Leggeremo le motivazioni con attenzione e proporremo alla Corte d’Assise di Appello di Bologna le nostre argomentazioni, poiché riteniamo ancora che Concas non abbia responsabilità nel decesso di Elena Morandi", affermano i suoi legali, gli avvocati Marco Pellegrini e Roberto Ricco.