Babysitter di Modena arrestata e la catalessi: "Gesto estremo non prevedibile"

Lo pischiatra Renato Ariatti: "La signora potrebbe avere pensato che uccidendo il bimbo lo avrebbe salvato da qualcosa di terribile"

Lo psichiatra Renato Ariatti, intervistato sul caso della babysitter di Modena

Lo psichiatra Renato Ariatti, intervistato sul caso della babysitter di Modena

Bologna, 3 giugno 2022 – Il bandolo della matassa sta in quella terribile frase pronunciata subito dopo avere lasciato cadere il bambino di 13 mesi dalla finestra. “Ora è libero”, ha detto Monica Santi, la babysitter accusata di tentato omicidio, alla attonita colf. “Da lì bisogna partire per l'approfondimento psichiatrico che ritengo assolutamente necessario”, mette subito in chiaro lo psichiatra bolognese Renato Ariatti dopo la confessione (video) della donna al giudice.

Professore, come è possibile che una donna lanci dalla finestra il bambino di cui si sta prendendo cura?

“Un gesto del genere ha origine da tre fattori: può essere un incidente, ma non mi pare che sia ciò che è avvenuto a Soliera. Può essere una vendetta trasversale, come nel caso di violentissime faide tra coniugi, in cui il vero obiettivo non è il bambino. E nemmeno questo mi pare il caso. Oppure perché c'è stata una profonda alterazione dello stato psichico”.

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Monica Santi spiega di avere perso la percezione della realtà. Ha senso?

“Le affermazioni rese oggi dalla signora al giudice sono tutte molto generiche. Sono un perimetro che non spiegano il significato fondante”.

Quale potrebbe essere?

“Potrebbe volere dire che è entrata in una dimensione nella quale si ha la certezza di dovere salvare il bambino da qualcosa di terribile. La descrizione di cosa voglia dire 'essere fuori dalla realtà' o 'in catalessi' non spiega se, per esempio, ha avvertito voci di tipo allucinatorio che l'abbiano spinta verso il gesto che ha reputato salvifico”. 

Da cosa pensava di salvarlo?

“La signora potrebbe avere pensato che il bimbo era posseduto da energie negative e che, buttandolo dalla finestra e quindi uccidendolo, il piccolo potesse essere liberato”.

Non esiste la possibilità che non ci sia un perché a quel gesto?

“No, perché gesti del genere solo raramente non sono spiegabili. Ma vi deve essere un tale stato dissociativo della coscienza da impedire alla persona di recuperare il ricordo di ciò che ha fatto. Ma anche questo non mi sembra il caso: lei ricorda, tanto che ha confessato".

Quindi, secondo lei, cosa vuole dire: 'Sono caduta in catalessi'?

“Dipende. Alla signora bisognerebbe chiedere più particolari, farsi spiegare come avvertiva i colori, le luci e i segnali che provenivano dalla realtà esterna in quel momento. Altrimenti è una frase generica, poco descrittiva di quello che è accaduto”.

Come può essere successo che nessuno si sia accorto dello stato in cui si trovava la babysitter?

“Purtroppo è molto probabile. Ci sono situazioni patologiche, soprattutto se molto profonde, che esordiscono nel momento del gesto finale. Certo, il malessere stava avanzando da qualche giorno, ma l'esplosione della malattia – sempre che questo sia il caso della signora di Carpi – arriva all'improvviso”.

Quindi come può una famiglia accorgersi di avere in casa una persona così malata?

“Semplicemente non può. Ci sono avvisaglie che possono mettere sul chi va là: discorsi strani o comportamenti bizzarri. Ma un epilogo del genere non è prevedibile”.